21 gennaio 2015
Al termine di un mio articolo, pubblicato dal BORGHESE nel numero scorso, concludevo dicendo: “ Quale possibile futuro? Pur essendo conscio dell’enorme difficoltà di previsione, senza alcuna immodestia, in un prossimo articolo, tenterò di esprimere alcune considerazioni, continuando a sviluppare il ragionamento qui esposto, nel tentativo di individuare le condizioni per una possibile uscita dalla crisi.
Le principali negatività che determinano e caratterizzano l’attuale difficile situazione nazionale e che non sono improvvisamente apparse ieri, sono: La illegalità diffusa, l’evasione fiscale, l’alto debito pubblico, l’elevato lavoro in nero, la corruzione, il non funzionamento della giustizia, la scarsa capacità formativa della scuola, la diffusa inadeguatezza della sanità pubblica,le complicazioni di carattere burocratico, il decadimento etico/morale, lo scarso, se non assente, senso dello stato da parte dei responsabili a tutti i livelli. Purtroppo tali elementi sono presenti da parecchio tempo nell’ambito dello Stato e della Società italiani e hanno portato ad un progressivo peggioramento della situazione sino a giungere al punto di rottura, causato da un fattore di carattere psicologico. Nell’ottobre/novembre del 2011, quando la crisi internazionale e la diminuzione di fiducia nei confronti dello Stato italiano, portarono la speculazione da parte della finanza nazionale ed internazionale all’aumento dei tassi di interesse sui prestiti contratti dallo Stato, fu posta grande attenzione alla differenza dell’entità di tali tassi, rispetto a quelli dei prestiti al governo tedesco, e gli italiani impararono la parola “ Spread “ che indicava, appunto, tale differenza. Da più parti la situazione fu descritta come catastrofica e presso la pubblica opinione si diffuse un’atmosfere di grande paura. .Effettivamente, la situazione era difficile, ma in realtà non vi era alcun rischio di bancarotta immediata, altrimenti coloro che prestavano i soldi allo Stato Italiano, se il rischio di default fosse stato vero, non li avrebbero proprio prestati e per uno o due punti in più di interesse, non avrebbero messo a repentaglio i loro averi. Era però necessario che la gestione della cosa pubblica nazionale, cambiasse rotta ed assumesse un atteggiamento più serio e rigoroso. E’ quello che ha cercato di fare il governo Monti e che si sta proponendo il governo Letta, in un contesto di obiettiva grande difficoltà, soprattutto per il permanere presso la società italiana, delle negatività prima accennate. Ma, ritornando al momento dello scoppio della crisi verso la fine del 2011, quale è stata la causa scatenante, se in realtà non era immanente il disastro e, il disastro non si è comunque verificato, mentre la crisi si è verificata e permane? E’ necessario individuare tale causa, se si vuol operare per eliminarla o ridurne gli effetti e consentire la ripresa, La causa scatenante è stata la forte diminuzione della domanda interna, che, come è noto, è pari all’ottanta per cento dei consumi. Ebbene, tale causa scatenante è stata essenzialmente, di carattere psicologico. Infatti, al momento dell’esplosione dello spread, i salari degli italiani non erano diminuiti, i prezzi al consumo non erano aumentati, ma si è diffusa un’atmosfera di paura e di mancanza di fiducia nel futuro che ha portato la stragrande maggioranza dei consumatori italiani a ridurre le spese, magari togliendo il superfluo, per :” mettere da parte qualcosa, viste le prospettive poco incoraggianti”. Si è cosi venuto a creare una filiera a cascata negativa perche: la diminuzione della domanda ha determinato la diminuzione delle vendite. Da qui la diminuzione delle ordinazioni alle fabbriche, le quali si sono trovate personale in eccesso rispetto alla richiesta di produzione e, conseguentemente hanno dovuto far ricorso alla cassa integrazione o ai licenziamenti, con aumento della disoccupazione. Ciò ha portato alla diminuzione della capacità d’acquisto complessiva ed ha accentuato la diminuzione della domanda e, precipitato il paese da una crisi di origine psicologica, in una crisi reale. Quella che oggi sta vivendo l’Italia. La dimostrazione della veridicità di quest’ analisi, è dimostrata dal fatto che durante il primo anno di crisi, il risparmio privato italiano è aumentato! Ed è aumentato in un paese: l’Italia che ha il più alto risparmio privato rispetto al Pil, di qualsiasi altro paese dell’UE. Inoltre l’unico dato di carattere economico in regolare aumento, riguarda le esportazioni, per cui la crisi nazionale non deriva da quella internazionale e la nostra competitività è ancora vincente. Sono citati altri elementi causanti la crisi, quali il cuneo fiscale, la spesa della pubblica amministrazione, il mancato sostegno finanziario da parte delle banche e altre. Sono tutte vere e tutte da correggere, come lo sono quelle che ho indicato all’inizio del mio ragionamento, ma per fare ciò occorrerà lo stesso tempo occorso per la progressiva diffusione di quelle negatività. E’ sbagliato illudersi di avviare una rapida e forte ripresa. E’ da irresponsabili chiedere al governo l’attuazione immediata d’iniziative e decisioni, quali quelle auspicate da Sindacati, Confindustria, Opposizioni, assolutamente improponibili nella situazione attuale e foriere solo di disastri irreparabili. La speranza di una progressiva ripresa, visto quanto è emerso dall’analisi che ha individuato la causa scatenante la crisi, nell’emotività psicologica del timore e della mancanza di fiducia nel futuro, sta nella progressiva ripresa della domanda da parte degli italiani, i quali, resisi conto che il disastro non si sta verificando, riacquisteranno una parte di serenità e riprenderanno a consumare un poco di più. Si avvierà pertanto un circolo positivo sino alla riduzione della disoccupazione, che determinerà la ripresa e il recupero del Pil, pur senza raggiungere più i livelli di quando “ consumavamo più di quanto non consentissero le nostro possibilità”. Credo di poter dire che i segnali dell’avvio di un tale processo si riscontrano già, seppur in fase iniziale. Lo deduco dall’aumentato traffico, dalle dimensioni dei carrelli della spesa, dalle presenze turistiche interne, gli aumenti già in agosto della produzione e degli ordinativi per la nostra industria- Purtroppo, rispetto al 2011, mentre la situazione dei conti dello stato appare migliore, la situazione dei singoli, in particolare dei disoccupati, appare assai più grave e, qui, potrà e dovrà impegnarsi, l’azione di sostegno del Governo. L’azione di revisione della spesa, di riduzione degli sprechi, di recupero dell’evasione, di funzionamento della giustizia, di semplificazione del carico burocratico, di lotta alla corruzione, al lavoro nero , all’illegalità, dovrà essere condotta con serietà e rigore dal Governo, ma avrà successo solo se a tale sforzo parteciperemo tutti noi italiani, recuperando etica e legalità, con comportamenti tali da rendere fattibile quello che, a parole tutti auspicano.
Sen. Luigi Ramponi