7 gennaio 2016
Al di là di tutto il polverone di dichiarazioni, notizie, rinvii, cerimonie conclusive, commenti delle parti, comunicati, opinioni sui mass media, che ha accompagnato la parte finale dell’incontro di Losanna, per raggiungere un accordo sul controllo dell’attività iraniana in campo nucleare, il fatto di autentica grande valenza politica, peraltro poco sottolineato nei vari giornali che, spesso, si dimostrano poco attenti, il fatto che legittimamente suscita speranze positive, il fatto che può, autenticamente dare valore agli accordi in fieri, è rappresentato dall’esplosione di giubilo che si è verificata presso la popolazione iraniana, all’annuncio di una certa, anche se parziale, conclusione positiva dell’incontro. Le scene di gioia mostrate dalla televisione che sono accadute per le strade di Teheran e delle altre principali città dell’Iran, dimostrano, a iosa, quale sia il vero desiderio della popolazione iraniana e costituiscono un formidabile, essenziale, incomprimibile sostegno, alle iniziative di apertura del dialogo politico. Le reazioni del popolo hanno dimostrato, come, i cittadini dell’Iran siano stanchi delle tensioni, delle sanzioni, dei sacrifici che hanno accompagnato la dissennata politica di Akmadinejad negli anni passati, hanno testimoniato apprezzamento e gratitudine per il cambio d’indirizzo politico adottato da Hassan Rouhanj ed hanno d’un colpo cancellato l’atmosfera che è seguita all’infelice dichiarazione dell’allora capo del Governo, quando affermò che” Israele doveva essere cancellato dalla faccia della terra”.
Il plauso plebiscitario che ha accompagnato la notizia, nelle città iraniane assume grande rilevanza e significato politico. Infatti tali manifestazioni, tra l’altro caratterizzate da una ampia presenza di donne a volto scoperto, oltre che costituire una dimostrazione di consenso popolare, assicurano anche una futura base di stimolo e cogenza, nei confronti dei rappresentanti iraniani al tavolo delle future discussioni che si terranno per la “vera” conclusione di un solido, tranquilizzante accordo, per ora non ancora raggiunto.
Che cosa è in realtà accaduto a Losanna. Non essendo le delegazioni presenti, riuscite a raggiungere, come era in realtà stabilito, un accordo entro la fine di marzo, hanno prolungato la data di scadenza di un tempo breve, nella speranza di concludere. Purtroppo senza successo. Allora, con Pasqua alle porte e senza alcuna speranza di risolvere alcuni importanti punti che rimangono ancora in discussione, hanno concordato di emanare, con grande clamore e solennità,, una “dichiarazione comune” di accordo raggiunto, di carattere politico, salvo rimandare la soluzione di alcuni delicatissimi particolari tecnici, a discussioni che continueranno sino a giugno.
Cosi Obama ha potuto affermare che “il pericolo della bomba è eliminato”, ottenendo in tal modo un successo politico utile per le prossime elezioni. Il Ministro degli esteri russo, più cauto, ha potuto dichiarare che esistono ”buone possibilità di concludere un accordo positivo”. La nostra Mogherini ha parlato addirittura di “svolta storica”. La verità è quella espressa dai francesi che hanno indicato la necessità di risolvere alcuni problemi di vera sostanza quali: dove stoccare l’uranio iraniano arricchito o facilmente arricchibile per fabbricare ordigni, in che modo procedere per ridurre le sanzioni, in quali termini saranno condotte le ispezioni da parte dell’Agenzia delle Nazioni Unite (AIEA), quale sarà il destino della inattaccabile centrale di Fordow e altri. Come si vede questioni di grande importanza e delicatezza.
Pur nel contesto della ipocrisia politico/diplomatica, pur nel quadro di un accordo raggiunto più nelle parole che nei fatti, il dopo Losanna è caratterizzato da alcuni aspetti autenticamente positivi che cito di seguito: la pacifica adozione delle sanzioni economiche e finanziarie applicate nei confronti dell’Iran, ha dato ottimi frutti ed ha costretto gli Iraniani a sedere al tavolo delle trattative, evitando in tal modo il pericolo di interventi bellici; nei confronti della minaccia nucleare iraniana si è formato uno schieramento contrario, pressocchè universale, realizzando una convergenza politica senza precedenti; si è mantenuto valido l’accordo di non proliferazione (Tnp), la cui esistenza sarebbe stata messa in discussione dalla presenza di un ordigno iraniano che avrebbe indotto analoga presenza, anche presso gli altri Stati del golfo (Saudi Arabia, EAU, ecc.), scatenando una corsa agli armamenti nucleari nell’area. Ma soprattutto, il fatto di gran lunga più importante, che desidero ribadire, è l’entusiasmo col quale la popolazione iraniana ha accolto la notizia di un accordo, manifestando, si noti, pubblicamente la propria soddisfazione. E’ stato considerato un annuncio liberatorio che lascia intravvedere la fine delle nefaste sanzioni, l’apertura del paese alle relazioni internazionali, la possibilità per un paese come l’Iran, grande per cultura e importante economicamente, di recitare un ruolo di stabilità nell’area e, come già si auspica, di costituire un baluardo vincente in collaborazione con gli altri paesi dell’area, contro la feroce minaccia delI’Isis. Il Presidente Rouhanj e i suoi collaboratori, in sede di trattative per risolvere i non facili problemi “tecnici” ancora sul tappeto, potranno condurre le trattative con maggior serenità, dal momento che il popolo iraniano ha chiaramente dimostrato di preferire un Iran pacifico, senza sanzioni e senza minacce, ad un Iran con l’ordigno nucleare.
Anche per Israele, contrariamente alle affermazioni di Netanyahu, il futuro, se l’accordo si concluderà, appare favorevole e ritengo che nel testo finale del patto, troverà posto anche la richiesta di inserire una chiara “affermazione del diritto di esistere dello Stato di Israele nell’area”.
Per l’Italia, la conclusione dell’accordo e, soprattutto, la fine delle sanzioni, comporterà la ripresa degli scambi con il grande paese orientale, eliminando un duro sacrificio che la solidarietà occidentale ci aveva imposto, bloccando i nostri rapporti commerciali, con conseguente grave danno per molte nostre aziende. Verrà così consentito il recupero di una importante riattivazione degli scambi commerciali con grande vantaggio per le nostre esportazioni.
Speriamo che il Signore e il buon senso illuminino coloro che tratteranno sino a giugno.
Sen. Luigi Ramponi