Roma, 19 giugno 2002
Il problema della sicurezza viene oggi a porsi in modi rinnovati e fortemente attuali anche per il nostro Paese. Infatti, mentre da un lato il mutato quadro geo-politico internazionale ha indotto a compiere un significativo salto culturale passando alla concezione della sicurezza e della difesa limitata ai confini politici dello Stato a quella più ampia della sicurezza internazionale e della difesa dei diritti dell’uomo, dall’altro appare a tutti ben chiara la vulnerabilità della moderna società alla minaccia terroristica in tutti i settori del vivere civile.
Nasce, pertanto, non solo la necessità di guardare all’uso della forza a livello politico internazionale, dove nascono le decisioni che la innescano e, a livello dei Comandi militari, là dove essa viene messa in esecuzione ma, anche, di diffondere nella coscienza dei cittadini una chiara percezione del concetto di sicurezza, della sua importanza fondamentale per garantire la stabilità e lo sviluppo della società e, nel contempo, per assicurare la necessaria partecipazione di tutti alla salvaguardia di questo pilastro del vivere civile.
Il “Centro Studi Difesa e Sicurezza” (Ce.Stu.Di.S.), costituito come organismo politicamente indipendente, offre un’autorevole sede perché il dibattito sulla politica di sicurezza e sul conseguente uso dello strumento militare acquisti un appropriato livello di qualità. Esso, infatti, si propone lo scopo di sviluppare, con un’ottica sia nazionale che internazionale, una maggior conoscenza dell’argomento nei suoi aspetti sociali, economici diplomatico-giuridici e tecnologici, coinvolgendo sul piano generale e personale esperti, accademici, dirigenti di settore nonché analoghe Istituzioni e centri di studi e ricerche sia italiani che stranieri.
La legge 20 ottobre 1999, n. 380 ha modificato l’assetto organizzativo delle FF.AA. italiane introducendo il servizio militare volontario femminile.
L’amministrazione Difesa non era nuova all’esperienza dell’impiego delle donne, basti pensare alla loro notevole presenza tra il suo personale civile ma, è fuori dubbio, che il loro accesso alle professionalità tipicamente riservate al personale maschile e, tra queste, anche a quelle più rischiose, ha posto in essere una serie di interrogativi e di problemi che le FF.AA: hanno cercato di fronteggiare al meglio.
Il quadro normativo di riferimento (Regolamento di disciplina, Norme per la vita ed il Servizio interno di Caserma, Regolamento sulle uniformi, ecc.) appare sostanzialmente neutrale in relazione al sesso e sembra fornire esaurienti risposte sulla disciplina dei comportamenti, garantendo quelle “pari opportunità” che sono alla base del servizio militare femminile.
Dopo circa un anno di esperienza è giunto il momento delle prime verifiche. Appare, infatti, opportuno focalizzare l’attenzione sulle problematiche emerse in questo periodo per vedere se al momento sono state date risposte corrette e se ci si stia preparando al meglio per fronteggiare problemi che potrebbero emergere in futuro, vedasi ad esempio quelli relativi alla sfera dell’affettività ed alla vita familiare.
In questo settore appare essenziale il ricorso alla ormai ventennale esperienza della Polizia di Stato che, comprendendo la valenza di questi problemi, non ha esitato ad inviare dei suoi qualificati rappresentanti a questo convegno.
Ma la parte più importante del seminario è certamente quella riservata alle dirette interessate alle quali è stata riservata una presenza significativa nella successione degli interventi ed esse, meglio di chiunque altro, potranno dirci se ed in qual modo l’Amministrazione Difesa abbia percepito e stia affrontando i loro problemi.
Partecipanti: On. Ramponi – Gen. C.A. Simeone – Cons. Brattoli – Dott. ssa Ascienzi- Gen. B. Marinelli- Dott. Sgalla- Dott.ssa Imperatrice -On. Martino – On. Prestigiacomo – On. Finocchiaro – On. Scajola – On. Bianco- On. Mattarella