Macchine indietro: il supercandidato italiano alla direzione generale dell’Unesco, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, educazione e scienza, avrebbe comunicato la sua indisponibilità a correre per l’importante incarico internazionale.

Da almeno un paio di mesi tutte le articolazioni diplomatiche del nostro Paese si erano messe in moto per sostenere il nome di Francesco Rutelli, incassando manifestazioni di interesse e apprezzamento. A pesare a suo favore i prestigiosi incarichi ricoperti dall’attuale presidente dell’ANICA, l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali aderente alla Confindustria: Rutelli è stato, infatti, tra l’altro, ministro dei Beni e delle attività culturali italiano e sindaco di Roma. A farne un “candidato oggettivamente forte”, spiegano fonti qualificate a WikiLao, non solo considerazioni riguardante la personalità messa in campo. L’Italia, ritenuta una “superpotenza culturale”, “è il secondo contribuente ai bilanci dell’UNESCO”, pur avendo espresso il numero uno solamente fra il 1958 e il 1961, quando fu direttore generale Vittorino Veronese.

Secondo quanto riferito, su Rutelli aveva puntato soprattutto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, suo braccio destro ai tempi del Campidoglio. Poi, però, qualcosa, deve essere successo, anche se non è chiaro che cosa.

I primi ad essere spiazzati sono stati proprio quei funzionari che si erano attivati per caldeggiare in giro per il mondo la candidatura italiana.

Fra le ipotesi: che il vento – negli ambienti UN – sia cambiato, con il recupero di quei Paesi del mondo arabo, che, vincendo dissensi che avrebbero spalancato le porte a Rutelli, si sarebbero accordati per presentare un nome. “Effettivamente quell’incarico spetterebbe a loro”, viene spiegato.

(Foto: ANSA/GIORGIO ONORATI)

31 Marzo 2017

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