Xi Jinping eterno timoniere della Cina? Possibile, anzi probabile, ora che il Partito Comunista Cinese ha avanzato la proposta di sbianchettare dalla Costituzione il limite di due mandati per il presidente e il vice-presidente della Repubblica popolare cinese. La notizia è stata lanciata questa mattina da Xinhua, l’agenzia di Stato cinese, con un annuncio lapidario che ha presto fatto il giro del mondo. Dal testo costituzionale, spiega l’agenzia, si vuole eliminare la clausola per cui il presidente “deve servire per non più di due mandati consecutivi”.
Gli emendamenti al testo costituzionale saranno discussi in occasione della tredicesima convocazione del Congresso Nazionale del Popolo (Npc), prevista per il prossimo 5 marzo. In quell’occasione Xi Jinping, salvo imprevisti (assai improbabili nel Dragone), sarà ufficialmente confermato presidente fino al 2023 per un nuovo mandato quinquennale, dopo il successo, ad ottobre, del XIX Congresso del Partito comunista cinese, che lo ha incoronato nuovamente segretario generale. Con Xi, il 5 marzo anche Li Keqiang, oggi Primo ministro cinese e n.2 del partito, sarà confermato alla guida della massima autorità amministrativa in Cina, il Consiglio di Stato del popolo.
La rimozione del limite costituzionale ai mandati sugellerebbe la vertiginosa ascesa al potere di Xi, dal partito comunista di Shangai al comitato permanente del Politburo. Ad ottobre, il passo che lo ha inserito a pieno titolo nel mito del comunismo cinese: alla stregua di Mao, Xi aveva voluto incidere con inchiostro indelebile la sua filosofia politica nella Costituzione del partito, dal “soft power” come arma prediletta in politica estera alla “nuova era” del socialismo cinese.
Intanto tra domani e mercoledì, rivela ancora Xinhua, il bureau politico del comitato centrale del PCC si riunirà nella terza sessione plenaria per discutere di una bozza di riforma del partito e delle istituzioni caldeggiata da Xi. Nella riunione preparatoria si sabato, il comitato, composto da 204 membri permanenti e presieduto da Xi, ha riconosciuto la necessità di “ulteriori riforme strutturali sulla spesa pubblica” e di “incentivare il consumo e gli investimenti efficaci”.