Cinquantanove anni, generale dell’Aeronautica americana e veterano dell’impegno Usa in Iraq e Afghanistan. È il profilo di Tod D. Wolters, l’uomo scelto da Donald Trump per rivestire la maggiore carica militare degli Stati Uniti nel Vecchio continente. Dopo il via libera del Senato, prenderà il posto di Curtis “Mike” Scaparrotti, attuale comandante del Comando europeo degli Stati Uniti (EuCom) e del Supreme Allied Commander Europe (Saceur) della Nato, ereditando da lui anche i dossier più spinosi per l’Alleanza Atlantica, dal capitolo della spesa militare alla questione turca, con il governo di Ankara pronto a confermare l’acquisto del sistema di difesa russo S-400.

LE PAROLE DEL CAPO DEL PENTAGONO

Ad annunciare la scelta è stato il capo del Pentagono Patrick Shanahan, segretario alla Difesa pro tempore dopo il ritiro (con “spintina” di Trump) del generale James Mattis. “Apprezziamo l’incredibile servizio reso dal generale Scaparrotti e i molti contribuiti che ha fornito per assicurare che la Nato, l’alleanza di maggior successo nella storia, rimanga la pietra angolare della sicurezza Usa e transatlantica”, ha cinguettato Shanahan. Poi, la tradizionale rassicurazione sull’impegno americano nell’Alleanza, ormai inevitabile visto lo stress impresso dal presidente Trump sul fronte della spesa. “Gli Stati Uniti – ha assicurato il numero uno del Pentagono – rimangono impegnati al 100% nella Nato, e ho la piena fiducia che la leadership del generale Wolters rafforzerà l’alleanza transatlantica, illustrerà la nostra convinzione nella difesa collettiva e aiuterà ad attrarre nuovi partner”.

VERSO L’AVVICENDAMENTO CON SCAPARROTTI

Parallelamente, è arrivato il via libera del Consiglio del nord atlantico, necessario per la successione alla guida del Saceur. Ora, si dovrà attendere comunque l’autorizzazione del Senato, considerata in realtà una formalità visto il curriculum di tutto rispetto del generale, la cui cerimonia di avvicendamento con Scaparrotti (che ha assunto l’incarico a maggio del 2016, prendendo il posto del generale dell’Usaf Philip M. Breedlove) si terrà in primavera presso i quartier generali della Nato a Mons, in Belgio. Attualmente, Wolters è al comando delle Forze aeree Usa in Europa e Asia, nonché comandante dell’Allied Air Command con sede a Ramstein, in Germania, e direttore del Joint Air Power Competence Centre di Kalkar, anch’esso in Germania.

CHI È TOD WOLTERS

La sua attuale responsabilità riguarda tutta la difesa missilistica e aerea dei 29 Stati membri della Nato, oltre al comando delle Forze aeronautiche americane impegnate su 104 Paesi tra Europa, Africa, Asia e Medio Oriente. Dopo l’Accademia aeronautica (terminata nel 1982), Wolters ha comandato tra gli altri il 19esimo Fighter Squadron, la 485esima Air Expeditionary Wing e la nona Air and Space Expeditionary Task Force-Afghanistan. Ha partecipato ad alcune delle più rilevanti operazioni militari americane degli ultimi anni, da Desert Storm durante la prima Guerra del Golfo a Enduring Freedom in Afghanistan, passando per Iraqi Freedom e Southern Watch. In patria, ha servito nell’ufficio del segretario dell’Air Force e nello Space Command. Vanta all’attivo oltre 5mila ore di volo su assetti come i caccia F-15C ed F-22.

I DOSSIER CALDI DELLA NATO

Tra qualche mese, si troverà al vertice di tutti gli impegni della Nato, in un momento particolarmente delicato per l’Alleanza nell’anno del suo 70esimo anniversario. Solo un paio di settimane fa, Scaparrotti era tornato sulla vicenda che più di altre rappresenta una spina nel fianco della Nato: l’acquisto da parte della Turchia del sistema russo per la difesa missilistica S-400. Oltre i problemi di interoperabilità con gli assetti alleati, c’è la preoccupazione strategica che Ankara possa acuire lo scivolamento verso est, verso la Russia di Vladimir Putin. Wolters proseguirà gli sforzi di Scaparrotti, che più volte ha cercato di premere il governo turco, da ultimo mettendo in discussione la partecipazione al programma F-35, ipotesi da mesi in valutazione a Washington. C’è poi il tema Afghanistan, con le prospettive di ritiro avanzate dall’amministrazione americana sulla scia dei colloqui di pace con i talebani. Su questo, la strada è stata indicata con chiarezza nell’ultima riunione dei ministri della Difesa a Bruxelles: ogni decisione sarà presa di concerto tra alleati e partner.

IL TEMA DELLA SPESA…

C’è anche il tema della spesa per la difesa, particolarmente caro al presidente Trump. Ciò non toccherà direttamente il generale Wolters, chiamato a un incarico militare e non politico. Eppure, come il suo predecessore, anche lui avrà il compito di rassicurare gli alleati rispetto alle intemperanze del presidente. Parallelamente però, cercherà di spingere i membri meno rispettosi degli impegni condivisi ad assumersi maggiori responsabilità. La scorsa settimana, il report annuale del segretario generale Jens Stoltenberg (qui un approfondimento) ha mostrato un quadro incoraggiante ma ancora ben lontano dagli obiettivi definiti in Galles nel 2014: spendere il 2% del Pil in difesa e il 20% di questo in investimenti entro il 2024. Solo sette Paesi rispettano tali soglie, con l’Italia ancora ferma a un preoccupante 1,15%. Una crescita c’è stata, ha tenuto a sottolineare Stoltenberg, di circa il 4% tra 2017 e 2018 da parte dei membri europei e del Canada, con la previsione di raggiungere un aumento di 100 miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno. Numeri che comunque non sembrano garantire un freno alle strigliate di Trump.

…E LE SFIDE STRATEGICHE

Sul fronte operativo, in cima alla lista delle minacce restano la Russia e la sua pressione sul fianco est dell’Alleanza. Wolters si troverà ad attuare le nuove misure per il potenziamento della deterrenza decise nell’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo, lo scorso luglio a Bruxelles. Tra queste, c’è grande attesa per i cosiddetti “quattro trenta”, cioè la possibilità di avere a disposizione e in piena operatività (in 30 giorni) 30 battaglioni meccanizzati, 30 gruppi di volo e 30 navi da guerra entro il 2020. Certo, da qualche mese, l’impegno degli alleati meridionali (Italia in testa) ha portato la Nato a guardare con attenzione anche il fronte sud, attraverso l’implementazione dell’Hub di Napoli volto ad aumentare la consapevolezza e la conoscenza della minaccia. Infine, Wolters lavorerà anche sul lato tecnico e operativo della politica di allargamento dell’Alleanza, la cosiddetta “Open door policy”. Dopo il Montenegro, la prima sulla lista è la Macedonia del Nord, fresca di via libera sul cambio del nome proprio per l’ambizione di aderire alla Nato. A confermarlo oggi è stato lo stesso Stoltenberg. Ciò continua a non piacere a Mosca, questione che riporta dunque al primo punto sull’agenda di Wolters, prossimo militare più alto in grado degli Usa nel Vecchio continente.

Leggi l’articolo originale

Categorie: Notizie