La camorra dei boss scugnizzi vuole tagliare lo stipendio agli affiliati in carcere e aumentare quello per le nuove leve. Secondo fonti qualificate di Wikilao i giovani capi rampanti della criminalità ‘made in Naples’, oltre a esercitare il diritto di vita e di morte sugli avversari del proprio entourage, intendono imporre anche diverse e rigide regole di cassa. E’ “una vantaggiosa ripartizione dei proventi a danno di chi è in prigione”, si spiega.

La perdita di fluidità degli equilibri nei clan determina le spinte scissioniste delle fazioni emergenti. Queste ultime, infatti, “a fronte di un costante indebolimento delle storiche articolazioni di appartenenza, determinato dall’assenza di capi carismatici condannati a lunghe pene detentive, rivendicano una sempre maggiore autonomia nella gestione dei traffici illeciti, ovvero una più vantaggiosa ripartizione dei proventi a scapito delle esigenze di mantenimento degli affiliati”.  Si registra quindi un brusco cambio di rotta, fatto non solo di pallottole, lacrime e sangue.

In Campania, specie nel capoluogo partenopeo, si era già parlato di paghe più leggere in passato, anche in tempi di ‘pax mafiosa’. Allora si diceva a causa di una presunta crisi economica delle organizzazioni criminali. Quella di adesso, invece, sarebbe una vera e propria “vendetta dei salari”. Sinora i soldi sborsati agli associati – dentro e fuori le patrie galere – sono serviti a mandare avanti le bande e a remunerare l’omertà di ciascuno: dei gregari dietro le sbarre e dei loro familiari in casa e senza più reddito. Adesso, però, secondo quanto sostenuto da più fonti, i boss scugnizzi vogliono varare una stagione diversa. In superficie la manovra di risparmio, del tipo “ci dobbiamo pesare sulle mesate”, come per esempio ha detto (intercettato e poi arrestato nel maggio scorso) il boss emergente di Miano (periferia nord di Napoli) Walter Mallo, 26 anni, parlando al suo complice mentre insieme contavano i soldi incassati. Ma in realtà dietro alla stretta ai cordoni non ci sarebbero bilanci del malaffare in sofferenza. “Denunciare conti in fase calante pare essere una scusa per mascherare l’ingordigia dei novelli boss, intenzionati a fare fuori i senatori” della camorra non più solo a pistolettate: anche tagliando loro i viveri

“I nuovi, violenti gruppi al comando dei clan hanno già provocato una impennata di episodi di sangue. Il loro atteggiamento fa prevedere nuovi forti contrasti tra clan”. Una lettura sostanzialmente tratteggiata pure l’ultima relazione della Procura nazionale antimafia, secondo la quale le “nuove generazioni di camorristi stanno cercando di occupare veri e propri vuoti di potere con metodi violenti e senza misurare la capacità di misurare il rapporto tra benefici e costi delle proprie azioni criminali”. “La situazione di elevato pericolo per l’ordine pubblico – si legge nel rapporto – è resa ancor più grave dai protagonisti di tali scenari, spesso nuove leve criminali (killer giovanissimi che si caratterizzano per la particolare ferocia che esprimono ed agiscono al di fuori di ogni regola, quadri dirigenti che fino a pochi anni fa non erano in prima linea) che scontano inevitabilmente una non ancora compiuta formazione strategica. Tali nuovi assetti – afferma la Procura nazionale antimafia – incidono sull’azione di contrasto resa particolarmente difficile dalla imprevedibilità delle condotte non inquadrabili in schemi razionali o strategie comprensibili”. Ora i metodi sembra passino per la “busta paga” e non soltanto per il grilletto.

I boss scugnizzi pare mirino anche a cambiare le regole del gioco sporco della droga. Sempre secondo fonti di Wikilao i capi dell’ultima generazione vorrebbero “una ripartizione dei proventi” diversa. Sinora il traffico è stato gestito con il sistema delle quote: “appartenenti a organizzazioni diverse investono ingenti somme e una volta arrivato a destinazione il carico viene spartito in base ai soldi che sono stati messi da ciascuno”. Ma adesso?

(Foto: ANSA/Ciro Fusco) 

2 Settembre 2016

 

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