Sen. Luigi RAMPONI

 

Nel documento sulla nuova dottrina di difesa russa, pubblicato a Mosca, sul sito del Kremlino, firmato dal Presidente Medvedev, nell’elenco delle minacce individuate nei confronti della Russia si legge, non senza qualche sorpresa, che quella più immanente e pericolosa è rappresentata dalla NATO.

Contemporaneamente il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha pubblicamente illustrato ed enfatizzato la proposta russa per la sottoscrizione di un trattato per la sicurezza tra tutti gli Stati europei, teso al rinvigorimento dell’Organizzazione per la cooperazione e sicurezza europea (OCSE), che da tempo ha visto decadere la propria importanza. Tale proposta è chiaramente in chiave anti Nato, dal momento che la sicurezza della gran parte degli stati europei è garantita dalla loro appartenenza alla Alleanza Atlantica.

Pensare che la Nato possa avere intenzioni aggressive nei confronti della Russia, perpetuando una valutazione già falsa all’epoca della guerra fredda, è fuori dal tempo e puramente strumentale, al punto da rischiare facili giudizi negativi. Infatti, non solo il segretario generale della NATO Rasmussen ha subito reagito dichiarando:” tale affermazione non rispecchia la realtà, dal momento che entrambi Nato e Russia fronteggiano le stesse minacce”, ma anche nello stesso ambito russo si sono manifestate diverse perplessità. Alexander Konovalov direttore dell’istituto di valutazione strategica, l’ha giudicata “superata”, mentre un altro analista di chiara fama, Dimitri Travine, invita il governo a guardare a sud e soprattutto ad est dove,”.. in Cina circolano carte geografiche nelle quali la Siberia Orientale è incorporata nel territorio cinese”.

Il tentativo di rilancio dell’OCSE, quale strumento di difesa e sicurezza europeo, nel quale sia compresa la Russia ed esclusi gli USA, pur presentato in un momento di relativa freddezza da parte di Obama nei confronti degli europei, appare puerile e vanamente proteso a minare la coesione della NATO.

Escludendo quindi, a ragion veduta, che la Nato possa costituire una effettiva minaccia per la Russia e che le iniziative russe possano avere qualche speranza di minare la coesione in seno all’Alleanza, l’atteggiamento di Mosca può solo essere attribuito all’intento di distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni di carattere razziale, religioso e soprattutto economico, nonostante gli enormi introiti derivati dalla vendita di idrocarburi.

Tuttavia, se la Russia vuole cercare un nemico strategico ed essere creduta, non deve guardare ad ovest, ma farà bene a dare un’occhiata ad est, verso la Cina, la quale, come dice Dimitri Travine, in più di una occasione ha manifestato pretese territoriali nei confronti di una grossa fetta del territorio russo orientale.

Sarebbe atto di buon senso politico, dimostrazione di responsabilità nei confronti della società mondiale, fattivo procedere verso un assetto, in prospettiva, di pace mondiale, se, anziché porre l’accento su minacce obiettivamente inesistenti, il governo russo si impegnasse per portare al successo le occasioni di collaborazione con l’occidente, la Nato, e gli Usa.

Garanzie di sicurezza per Ucraina e Giorgia sottoscritte di concerto tra Nato e Russia, partecipazione comune ad operazioni di pace sotto egida Onu, rinnovo trattato Salt con riduzione ordigni e trattato di non proliferazione nucleare, stretta collaborazione per giungere ad una soluzione politica regionale di conflitti locali quali quello in Afghanistan, collaborazione integrata antiterrorismo, questi sono i settori nei quali può svilupparsi una linea politica responsabile e di grande utilità per i protagonisti e per il mondo intero.

Continuare a considerare la Nato il nemico n°1 è fuori dal tempo e certamente non pone la Russia nella posizione di prestigio e di importanza che il Kremlino sogna di raggiungere.

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