La crisi finanziaria prima ed economica poi che la società mondiale sta vivendo sul piano globale, ha ormai coinvolto l’intero mondo economico, determinando situazioni di crisi progressivamente diffuse, peraltro lasciando ampio margine all’incertezza circa gli sviluppi nel breve periodo e le possibili ipotesi di durata e di inversione di tendenza.
I Governi dei singoli Stati hanno reagito ciascuno per proprio conto adottando misure di emergenza interne, nel tentativo di mantenere la capacità produttiva delle proprie aziende, il maggior numero possibile di posti di lavoro e la vivacità della domanda.
A questa reazione iniziale di carattere individuale, si sono accompagnate e si vanno consolidando sempre di più, indicazioni sulla necessità di interventi coordinati di carattere globale sul piano mondiale, quali la definizione di nuove regole comuni sulle operazioni finanziarie, sul commercio internazionale e altro.
A tal proposito grandi sono le attese e le speranze che precedono la prossima riunione del G8 a presidenza Italiana, fortunatamente sotto la guida del bravissimo Tremonti.
L’auspicio è che dalla riunione emerga l’individuazione di una decisione collettiva che veda la convergenza generale verso la definizione di nuove regole che possano per il futuro non consentire il ripetersi delle avide, irresponsabili azioni da parte di un mondo della finanza che si è rivelato nei suoi operatori d’alto livello, incosciente, egoista e anche incapace e inadeguato per la gestione delle risorse finanziarie mondiali.
Il secondo auspicio sta nella speranza che la lezione sia servita agli arroganti soloni della finanza e che le batoste subite portino in futuro ad un più responsabile atteggiamento e comportamento deontologico. Intanto la decisione comunicata, del raggiunto accordo sulla definizione di un tetto non superabile per i compensi dei dirigenti degli enti finanziari, costituisce un dato di partenza assai positivo.
Tutto quanto detto, relativamente alle iniziative di carattere individuale adottate dai singoli Stati e le prevedibili iniziative da adottare sul piano globale, riguardano i responsabili della guida della società e si sviluppano nel campo delle regole generali e nel campo della assistenza. Sono questi compiti e settori d’intervento di esplicita competenza governativa.
In questo quadro, in ambito nazionale le iniziative adottate dal Governo si sono rivelate illuminate ed adeguate alle necessità. Nel complesso, infatti, il sistema Italia ha reagito alla crisi ed ha “tenuto” meglio dei paesi europei con i quali usiamo confrontarsi. Nel momento in cui oggi si stanno manifestando i primi limitati ma significativi segnali di ripresa dell’economia, in termini di aumento degli indici di produzione e degli ordinativi, permane uno stato di grave difficoltà, causato dall’aumento della disoccupazione a seguito della perdita elevata di posti di lavoro.
Le principali difficoltà dovute alla difficile congiuntura economica, non riguardano tanto chi deve vivere con bassi salari, giacche per costoro, pur permanendo uno stato di latente inadeguatezza di risorse, la caduta dell’inflazione, accompagnata da un reale seppur modesto aumento dei salari, ha impedito un aggravamento della loro situazione economica. La vera difficoltà riguarda chi ha perduto il posto di lavoro, e/o si trova in situazione precaria di cassa integrazione.
Quando l’aumento della disoccupazione assume valori pari al 2/3% come oggi sta accadendo, il fenomeno assume carattere preoccupante con ripercussione e coinvolgimento della situazione sociale dell’intera Nazione.
Conseguentemente, la gravità del fenomeno, investe anche il settore della solidarietà sociale ed è di competenza di tutti noi, di tutta la società che deve stringersi attorno a coloro che dalla crisi subiscono le più dure conseguenze e garantire loro sostegno e sicurezza, integrando l’azione dello Stato, aumentandone le risorse disponibili per gli incentivi salariali e per gli ammortizzatori sociale.
E’doveroso che tutti coloro che mantengono il proprio posto di lavoro, sinchè perdura la crisi, facciano un piccolo sacrificio a favore dei cittadini meno fortunati ed assicurino in tal modo la risorse per superare facilmente le difficoltà contingenti.
In che modo possiamo tutti dimostrare solidarietà a chi è più colpito? Formulo una proposta. Autorizzare il prelevamento alla fonte (come si fa per le tasse) di una percentuale progressiva di trattenuta sullo stipendio riguardante i compensi netti da 2000 euro mensili in, su, partendo da un 1% e salendo sino al 10%, con un aumento di un punto percentuale ogni 1000 euro, riferito al netto di ciascun salario.
La proposta va affinata per evitare ingiustizie, ma la sostanza rimane.
Le risorse reperite vanno versate allo Stato per aumentare la disponibilità per gli ammortizzatori sociali. Un’iniziativa di tal genere non pregiudica la vita di nessuno e lascia a ciascuno la soddisfazione di aver testimoniato la propria solidarietà.
Essa rappresenta un sacrificio individuale assai limitato, dal momento che chi percepisce 1500 euro netti ne perderebbe 15, mentre chi ne percepisce 10.000 ne perderebbe 1000 ma tale iniziativa costituirebbe una grande testimonianza di solidarietà e consentirebbe la disponibilità di un potenziale economico di grande entità per sostenere chi si trova momentaneamente in difficoltà.
Su di una forza lavoro italiana pari a 25.000.000 di lavoratori, la perdita del 2% è pari a 500.000 posti persi.
Tale cifra è assai vicina alla realtà attuale. In questo caso, adottando l’iniziativa prima indicata, con un rapporto di 50 occupati ad un nuovo disoccupato, 50 lavoratori che hanno conservato il posto, con un minimo sacrificio, possono rendere indolore il momento difficile di quell’uno che il posto di lavoro non ha più, fino a quando la ripresa economica farà diminuire la disoccupazione causata dalla crisi.
La durata può essere limitata al permanere della crisi, ma per il suo alto significato sociale e nel contempo per la facilità di assorbimento da parte di coloro cui l’iniziativa verrebbe applicata, sarebbe a mio parere opportuno, renderla permanente, mettendo, una volta cessato il periodo di crisi, le risorse così reperite a disposizione per incrementare i salari più bassi. Tra l’altro una simile iniziativa realizzerebbe una migliore e, in fondo, più giusta ripartizione della ricchezza.
Ritengo questa una proposta di alto valore sociale, assolutamente equa, non pesante da sopportare, in parte riequilibrante palesi e inaccettabili differenze di reddito tra cittadini di uno stesso Stato democratico, efficace nel momento del bisogno, non incidente sul già precario equilibrio finanziario dello Stato.
Sen. Gen. Luigi RAMPONI