20 maggio 2013

L’attuale difficile situazione italiana, è originata e determinata da due ragioni di diverso carattere: la prima costituita da un’effettiva precarietà della situazione economica della Stato, la seconda, di carattere psicologico, indotta dalla presa di coscienza da parte della comunità nazionale, di tale difficile situazione, peraltro presente già da molti anni, ma superficialmente e allegramente ignorata dalla classe politica e, conseguentemente dalla società.
ll PDL, nel 2011, preso atto della perdita di consenso e quindi della fine di una posizione di maggioranza che si era andata progressivamente logorando, soprattutto a seguito dell’abbandono da parte di Fini e dei suoi sodali, rassegnò le dimissioni dal Governo. In quel momento la speculazione internazionale determinava un forte aumento dei tassi di interesse sui prestiti che il Governo doveva per forza contrarre, rendendo a tutti nota la parola spread. La grave situazione finanziaria dello Stato nel settore, era da tempo nota e consolidata, per cui, il fatto nuovo, che ha determinato il progressivo peggioramento della situazione, è stato di carattere psicologico. Infatti, in quel momento i cittadini Italiani sono stati inondati da un’enorme flusso di informazioni negative. Molte esagerate o non vere, che delineavano una situazione disastrosa, accompagnata da previsioni di un futuro nerissimo. Allora è nata spontanea la convinzione da parte di tutti, della necessità di ridurre le spese personali, quasi a volersi garantire, con un più controllato impiego delle risorse disponibili, un avvenire un poco meno disastroso. Si badi bene che in quel momento, il costo della vita, i prezzi al consumo non erano aumentati, mentre gli stipendi ed i salari non erano diminuiti, conseguentemente la capacità d’acquisto delle persone era la stessa di due mesi prima; ma la paura di un futuro disastroso, quale era dipinto da più parti, invitava ad un maggior controllo. Ciascuno cominciò a ridurre gli acquisti, a limitarsi nelle spese, a procrastinare rinnovamenti di guardaroba, a mettere da parte quanto risparmiato, Si pensi che nell’anno di crisi, i depositi bancari sono aumentati di ben il 25% ! Ne derivò una diminuzione della domanda, i negozi vendettero meno e si ridussero le ordinazioni alle fabbriche; quest’ultime dovettero ridurre la produzione e, successivamente il personale, con conseguente grave aumento della disoccupazione o di personale in cassa integrazione. Tutti elementi di un processo perverso che ha portato ad una ulteriore diminuzione, questa volta per vere ragioni economiche, della domanda. La cura da cavallo violenta e spesso accompagnata da grossolani errori di previsioni da parte del cosiddetto governo dei professori che, visti i risultati, penso la storia patria chiamerà Governo dei somari, ha fatto il resto. In tal modo è nata e in seguito si è, purtroppo consolidata, la grave crisi che oggi, non è più psicologica ma è, purtroppo reale.
Abbiamo vissuto almeno gli ultimi vent’anni in una situazione paradossale nella quale: da una parte si predicava, senza poi tenerne alcun conto sia nella gestione della cosa pubblica, sia nel tenore di vita generale, che gli Italiani vivevano al di sopra delle loro possibilità, mentre dall’altra si denunciava che un grande numero di cittadini, in una percentuale inaccettabile e in continuo aumento, non arrivava alla fine del mese, anzi, negli ultimi anni, visto che lo slogan non impressionava più di tanto, si giunse ad affermare che non si arrivava più nemmeno alla fine della terza settimana. La lamentela era diffusa a tutti i livelli e la parola “ sacrifici “ era all’ordine del giorno. Quante volte, durante certe trasmissioni televisive mi sono sentito accusare d’irresponsabilità e di ignoranza della situazione, quando invitavo a riflettere, a considerare come ci si dovesse accontentare di una qualità della vita nazionale certamente tra le migliori al mondo! Così da una parte piangendo e dall’altra dissipando, si è raggiunto e poi mantenuto lo stato dell’economia nazionale in una situazione, progressivamente sempre peggiore.
I responsabili politici, condizionati dalla necessità del consenso, per sopravvivere, hanno la responsabilità di aver favorito tale perverso processo e di non aver saputo tutelare l’interesse della società in prospettiva futura, ignorando gli avvertimenti di chi, anche al suo interno, invitava ad assumere atteggiamenti responsabili, anche se forieri di iniziale contrasto con i cittadini e di rischio di perdita di consenso.
Qui sta la differenza nella interpretazione della funzione politica. Chi la interpreta come missione e conseguentemente opera per il bene della società e chi la interpreta come opportunità di vantaggio e successo personale ed opera per mantenere lo stesso, a qualsiasi costo anche di carattere etico, morale e di onestà intellettuale e materiale.
In tal modo si è drogata la pubblica opinione, la quale ha finito per chieder sempre di più ai responsabili politici. Questi ultimi, per le ragioni prima accennate, hanno continuato, sia in campagna elettorale, ma anche durante la normale gestione della cosa pubblica a promettere mari e monti e alimentare una situazione di precarietà economica che alla fine ha portato ad una resa dei conti molto dura.
A malgrado delle promesse che ancora vengono formulate, di una immanente ripresa ( è dalla fine del 2011 che questo si sta ripetendo), con conseguente illusione degli italiani, quest’ultimi si debbono convincere che la ripresa sarà lenta e difficile, che non potremo mai più rigodere di quel tenore di vita che avevamo quando ci lamentavamo fuori misura, perche era basato su una ipotesi finanziaria ed economica drogata e fallimentare.
Soprattutto, la “ ripresa “ dipenderà, com’è sempre stato al mondo, dall’opera dei cittadini stessi e non dai politici. Il livello di vita, di competitività, di civiltà, di progresso di una nazione è opera dei suoi cittadini, non dei Governi. Questi ultimi possono e devono creare le condizioni migliori per lo, sviluppo e la sicurezza sociale, ma sempre entro i limiti delle reali possibilità, comportandosi rettamente e onestamente.
Chiedere che lo Stato faccia questo o quest’altro, aspettare dallo Stato la soluzione di tutti i problemi, vuol dire pensare al di fuori della realtà. Promettere, da parte dei politici soluzioni miracolistiche e irrealizzabili, come sta accadendo da qualche tempo in Italia, è millantato credito, fuori da ogni logica di serietà e finisce per illudere ed alla lunga infiacchire i cittadini.
Richieste esagerate da parte della società e promesse irrealizzabili da parte della classe politica sono indice di condivisa irresponsabilità e non costituiscono certamente la base per un serio recupero della stabilità e della ripresa.
La fortuna e lo sviluppo, il progresso di una comunità è, soprattutto, il risultato dell’impegno e della capacità dei suoi membri.
L’Italia ha saputo nella sua storia più recente, risollevarsi da situazioni difficili, grazie alla bravura, all’ingegno, allo spirito di sacrificio, alla voglia di lavorare dei suoi cittadini, molto di più che non dalle iniziative dei suoi governi. Anche oggi quella è la strada. Dal Governo si deve pretendere rettitudine e giustizia sociale, funzionalità della pubblica amministrazione, meno promesse irrealizzabili, (vedi discorso di apertura del capo del neo Governo) e più fatti concreti, limitati al fattibile ed all’essenziale.

 

Sen. Gen. Luigi Ramponi

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