29 novembre 2013

 

Dopo una lunga e difficile serie di incontri e di trattative, la seconda riunione del comitato di Ginevra (5 +1 e rappresentanti dell’Iran) presieduto dal Commissario Europeo per la politica esteri Lady Ashton, ha messo a punto un accordo per un periodo di 6 mesi durante i quali l’Iran dovrà procedere allo smantellamento di alcune strutture di trattamento dell’uranio, iniziare l’eliminazione di uranio arricchito al 20’% per ridurlo al 5%, consentire l’attività ispettiva senza limiti da parte della AIEA.

Da parte loro, i 5 + 1, ma in realtà tutto il mondo, ridurranno le sanzioni a partire dalla restituzione all’Iran di fondi bloccati in ambiti finanziari occidentali.

Nel mese di agosto il Cestudis redigeva un articolo – poi pubblicato in settembre sulla rivista “Realtà Nuova” – che, commentando le affermazioni dell’allora neo eletto Presidente dell’Iran Rowhani, concludeva affermando “…preso atto di quanto sopra, è, quindi, legittimo domandarsi, al momento del cambio di Presidenza, se sia logico sperare in una attenuazione della tensione. Le affermazioni di primo tempo di Rowhani, che sostanzialmente smentiscono l’atteggiamento precedente di Ahmadinejad, seguite a breve distanza di tempo, da manifestazioni di volontà pacifica, portano ad una possibile ipotesi: il nuovo Presidente non può immediatamente determinare una netta inversione di tendenza, molto probabilmente, per ragioni di politica interna. Tuttavia, preso atto delle gravi conseguenze economiche determinate dalle sanzioni e della netta e ferma reazione in campo internazionale, costantemente manifestata da tutto il mondo occidentale, potrà essere indotto a perseguire una politica tendente all’attenuazione progressiva della tensione, riducendo le affermazioni antiisraeliane. In cambio chiederà la cessazione delle sanzioni e la facoltà per il Paese di progredire nello sviluppo tecnologico nucleare, magari accettando le ispezioni dell’Agenzia delle Nazioni Unite.  Se tale ipotesi si rivelerà attendibile, è da attendersi a breve la ripresa del dialogo fra le due parti”.

I risultati del negoziato di Ginevra confermano la validità dell’ipotesi a suo tempo espressa. Gli accordi, seppur in chiave non definitiva e con notevoli spazi di aleatorietà costituiscono un avvenimento in campo internazionale di estrema importanza, da una parte per la stabilità politica dell’area mediorientale, dall’altra per le possibilità di riavvio di un’intensa attività economico-commerciale.

La contrarietà espressa da Israele, seppur comprensibile, non appare accettabile nel momento in cui delinea conseguenze disastrose. Così come lo stato di tensione, durato otto anni, è stato innescato dalle violente ed aggressive affermazioni dell’ex Presidente  Ahmadinejad, è prevedibile, con buona probabilità, che le affermazioni del neo presidente Rowhani possano aprire un periodo di stabilità. Gli accordi di Ginevra costituiscono un ottimo inizio e lasciano aperta la porta ad una positiva speranza.

Il risultato del negoziato di Ginevra è successo russo-americano ma è soprattutto successo di Lady Ashton, che lo ha presieduto e che finalmente, dopo tante critiche, si gode il plauso generale per il suo operato.

Sul piano umano, la rimozione delle sanzioni che hanno determinato conseguenze negative per la parte più debole della popolazione iraniana a seguito di uno sproporzionato aumento dei prezzi, della riduzione della capacità di acquisto dei generi di prima necessità, potrà far cessare lo stato di indigenza e migliorare la qualità della vita di coloro che più ne hanno sofferto.

Per l’Italia, purtroppo assente a Ginevra a causa di un’improvvida e inspiegabile rinuncia decisa nel 2003, la normalizzazione dei rapporti con l’Iran costituisce, sul piano economico-commerciale un elemento molto favorevole. Infatti, prima delle sanzioni, gli scambi Italia-Iran erano assai elevati ed il mercato iraniano costituiva un importante sbocco per la nostra attività produttiva. Inoltre, considerato che i problemi che affliggono la stabilità della Libia possono pregiudicare i rifornimenti energetici da quel Paese, l’offerta di petrolio iraniano può essere considerata un’eventuale soluzione compensativa.

Nel complesso, quindi, il riavvio di normali relazioni con l’Iran può costituire un fattore positivo, seppur limitato, per la ripresa economica nazionale.

Gen. Luigi Ramponi

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