8 gennaio 2014

 

In occasione di un’intervista rilasciata alcuni giorni fa ad un quotidiano nazionale, il ministro della Difesa ha auspicato la possibilità per gli immigrati clandestini di entrare a far parte delle forze armate per poi ottenere la cittadinanza italiana. Il Ministro dichiara: “Perché non facciamo una piccola modifica alla Costituzione, in modo da poter consentire a chi arriva in Italia di poter far parte delle forze armate? Questo naturalmente purché abbiano un minimo di requisiti”. In un periodo in cui l’opinione pubblica nazionale è. In maniera sempre più esagerata, condizionata da affermazioni irresponsabili che vorrebbero il nostro paese aperto e disponibile ad accettare ogni sorta di immigrazione, con la solo preoccupazione di accogliere nel modo migliore tutti gli stranieri che decidono di entrare e sistemarsi in Italia, senza alcun rispetto delle nostre leggi, la proposta ha suscitato un certo interesse. Sia per il Ministro che per la pubblica opinione ritengo giusto e corretto formulare alcune considerazioni. La prima: Stati Uniti e Germania, citati da Mauro come esempi di soluzioni analoghe, vivono una situazione concernente l’immigrazione assai più regolare, ben diversa dalla nostra caratterizzata da una presenza di immigrazione irregolare spaventosa.

La seconda: le esigenze organiche delle Forze Armate Italiane sono abbondantemente soddisfatte dalla disponibilità di giovani italiani. Infatti, le domande sono assai più numerose delle esigenze, per cui il togliere ulteriori posti ai nostri giovani appare come una decisione assolutamente inopportuna e foriera di ulteriori amarezze per i nostri candidati. Già ora, sia in sede di primo arruolamento che al momento dell’entrata in servizio permanente, molti giovani italiani non riescono a essere ammessi e amaramente debbono rinunciare. Aprire all’immissione di altri concorrenti costituisce un errore politico, sociale e psicologico per un’attività, tra l’altro, estremamente delicata come quella della difesa  della Patria.

Terzo: Fermo restando che l’applicazione di quanto auspicato dal ministro per i clandestini, rimane inaccettabile sia sul piano giuridico sia su quello culturale, nel caso che, come proposto, una norma di tal genere venisse inserita in Costituzione, si dovrebbe pensare ad una soluzione che considerasse il servizio nelle forze armate come una normale attività di lavoro. In tal caso, andrebbe prevista, per ciascun anno, un’aliquota di posti da assegnare agli stranieri, già in Italia con regolare permesso di soggiorno o a persone  provenienti dall’estero, secondo quote annuali regolarmente definite.

Questo caso è completamente diverso da quello della definizione di esigenze di mano d’opera come muratori o camerieri, di cui esiste scarsità in Italia. Qui si tratta di soldati, signor ministro, professione assai diversa, se ne renda conto se ancora non se ne è accorto, per la quale, fortunatamente, non esiste carenza di vocazione.

Vi è, poi, nell’intervento del ministro, un’altra affermazione che lascia perplessi. Per l’ammissione nei ranghi delle Forze Armate il capo del dicastero della difesa, pur di consentire tale ingresso, si accontenta che: “… abbiano un minimo di requisiti…”.  Certo, pur di risolvere il terribile problema della cittadinanza agli extra comunitari, possiamo accontentarci di soldati con: “un minimo di requisiti”! Avesse almeno detto: “…dotati del massimo dei requisiti…”! Sono tanti i giovani aspiranti italiani che, purtroppo con più di un “minimo di requisiti”, non possono essere arruolati per eccesso di domande. E’ bene si informi, prima di offrire posti agli stranieri.

In ogni modo, la proposta del Ministro Mauro appare assolutamente fuori luogo. E’ bene che d’ora in poi, il ministro si preoccupi di soddisfare nel migliore dei modi le aspirazioni di tanti giovani italiani, dotati di coraggio e forte volontà, che desiderano servire la Patria con impegno e dedizione. Il problema della cittadinanza agli stranieri, comunque meno importante di quello della compattezza e coesione morale dello strumento di difesa e sicurezza nazionale, può essere risolto in modo meno dannoso con una norma che abbrevi il periodo d’attesa e che, per i nati in Italia, preveda l’applicazione dello ius soli.

Le Forze Armate nazionali lasciamole agli italiani.

Gen. Luigi Ramponi

Categorie: Pensieri