17 febbraio 2014

 

Il Presidente Obama, in occasione del discorso sullo stato dell’Unione ha posto l’accento sugli sviluppi dell’attività diplomatica riguardante la situazione siriana citando l’incontro di Ginevra come un esempio di successo della diplomazia per la soluzione di situazioni critiche.

Gli avvenimenti accaduti successivamente sino a oggi dimostrano esattamente il contrario. Oggi l’amministrazione USA si trova in grande difficoltà a seguito degli comportamenti di Assad, degli infiltrati di Al Quaeda presso gli insorgenti, degli stessi moderati insorgenti, dell’opinione pubblica statunitense, della Russia e dell’Iran.

Infatti, mentre la pubblica amministrazione USA sperava che gli incontri di pace a Ginevra potessero portare all’istituzione di un Governo di transizione che non includesse il presidente Assad, i risultati degli incontri non hanno portato ad alcun progresso in questa direzione.

Il capo dei servizi di intelligence degli Stati Uniti ha di recente affermato che il presidente Assad ha tratto grandi vantaggi dall’accordo relativo alla cessione del proprio arsenale chimico, rinforzando la propria posizione. Infatti, egli, non solo ha bloccato l’incontro di Ginevra, ma ha anche ritardato la consegna degli aggressivi chimici in suo possesso.

In aggiunta, il Governo siriano ha bloccato l’invio di medicinali e di viveri nelle aree assediate. A questo punto, gli esperti ritengono che, sino a quando Assad non sarà indebolito militarmente, non avrà alcuna intenzione di negoziare con serietà.

Purtroppo, la Russia e l’Iran continuano ad inviare armamenti al governo siriano, mentre gli Stati Uniti continuano a supportate l’opposizione moderata in maniera assai limitata.

Per queste ragioni, mister Clapper, capo dell’intelligence americana, intravede la possibilità che la situazione conflittuale possa diventare cronica senza che alcuna delle due possa prevalere. Inoltre, giudica reale la possibilità che Al Quaeda approfitti della situazione per reclutare in Siria nuovi adepti e sviluppare la capacità di attacchi al di fuori della Siria.

Da parte loro, presso gli insorgenti moderati, sta prevalendo un senso di sfiducia nei confronti degli USA, mentre l’opinione pubblica americana, a sua volta, esprime disappunto per l’evidente insuccesso dell’attività diplomatica USA, tanto esaltata dal presidente Obama.

Il capo dell’Agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati, riferendosi alla situazione di quest’ultimi, ha di recente affermato che in Siria la crisi umanitaria sta assumendo proporzioni raggiunte solo dal genocidio in Ruanda. Più di centomila persone sono state uccise e ben 9 milioni di siriani (un terzo degli abitanti) sono stati costretti ad abbandonare le loro case mentre Assad sta bloccando gli aiuti determinando in tal modo la morte per fame di decine di migliaia di connazionali.

Preso atto di tale situazione, il segretario di Stato americano John Kerry ha affermato che il negoziato di Ginevra non ha portato ad alcun risultato e che, con ogni probabilità, è necessario adottare una nuova strategia.

In realtà, già un anno fa Kerry chiese di aumentare in maniera decisiva gli aiuti ai ribelli al fine di costringere Assad a trattare in maniera più disponibile. Allora la Casa Bianca preferì insistere sulla via diplomatica anziché procedere all’invio di armi ed all’addestramento delle forze ribelli. Con ogni probabilità oggi Obama dovrà rivedere il proprio atteggiamento.

Intanto, nella gestione di una gravissima situazione di crisi che si sviluppa ai suoi confini, l’Unione Europea, purtroppo, brilla per l’assoluta sua assenza. Di questo passo, l’Europa continua a perdere posizioni nel consesso internazionale e, per conseguenza, i singoli partners finiscono per recitare sempre più la parte di comparse.

Accade allora fatalmente che quando una vertenza tra uno degli Stati dell’Unione Europea ed una nazione terza esplode, i cittadini di quello Stato, che sono anche cittadini europei, non possano avvalersi del sostegno dell’UE. Il caso dei due Marò italiani ne costituisce purtroppo l’esempio più evidente. Ben altro destino, rispetto alle iniziative italiane in sede internazionale, avrebbe avuto un’iniziativa compatta dell’Unione Europea.

Gen. Luigi Ramponi

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