26 maggio 2014

 

Il crollo del Comunismo in Unione Sovietica ha determinato la fine dell’esistenza del Patto di Varsavia e, conseguentemente la fine della guerra fredda fra i due blocchi militari: occidentale ed orientale. Da quel momento, favorito anche dallo enorme sviluppo della globalizzazione, il confronto tra le grandi potenze in ambito internazionale, si è sviluppato, pressocchè unicamente, sul piano economico.

La vera forza, i coefficienti di potenza, non sono più stati misurati in termini di disponibilità di divisioni, navi, missili, aerei, o anche ordigni e vettori nucleari. Tuttavia, seppur in numero ridotto, tali sistemi sono stati tenuti in vita, per ragioni di prudenza oltre che di prestigio, per essere impiegati, pressoché esclusivamente, in operazioni di peace keeping o peace enforcing, dal momento che conflitti fra le grandi potenze mondiali sono in realtà sempre meno probabili: Crimea e Donec’k docent.

La vera forza, da allora ad oggi, si misura in termini di capacità economica, produttiva, finanziaria e competitiva nell’ambito del mercato mondiale. Oltre che di sviluppo, stabilità e qualità della vita all’interno di ciascuno Stato o Coalizione. Il vero metro di confronto è ormai basato sul PIL e sul suo incremento, non più sul potenziale bellico. Se oggi Stalin fosse ancora in vita e dovesse rispondere a chi gli chiedesse, come accadde una volta, di tener conto dell’importanza e del peso del Papa sulle vicende internazionali, non risponderebbe certamente: “Quante divisioni ha il Papa?”, come fece, riprendendo una frase di Federico II di Prussia.

Nell’attuale contesto dei rapporti e dei confronti in ambito internazionale, il maxiaccordo tra Russia e Cina sulla fornitura di Gas, assume un carattere di estrema importanza economica e, conseguentemente strategica e politica. Il “contratto” tra la russa Gazprom e la cinese Cnpc, prevede la fornitura di gas siberiano, di 38 miliardi di metri cubi all’anno per i prossimi trenta anni, dalla Russia alla Cina. Per quest’ultima, l’accordo costituisce un ausilio formidabile sulla strada del suo clamoroso sviluppo, grazie all’acquisizione di tale poderosa sorgente di energia, ad un prezzo assai competitivo e quindi favorevole. Altro vantaggio sarà costituito dalla sostituzione, come fonte di energia, dell’attuale basata sull’impiego di carbone, con quella del gas, ecologicamente molto più pulito. In alcune aree a forte concentrazione industriale della Cina, l’atmosfera presenta aspetti di inquinamento non più accettabili. Infine l’accordo costituisce un elemento positivo nei confronti della politica cinese di differenziazione delle fonti di energia.

Per la Russia, l’accordo assume le caratteristiche di uguale, se non maggiore importanza e significato politico. Oltre che rappresentare un affare colossale di carattere economico, tale da assicurare per trent’anni una entrata importante per lo stato, con conseguente possibilità di sviluppo di una politica finanziariamente assai ben sostenuta, la vendita di gas alla Cina, costituisce uno sbocco economico formidabile per le possibilità di vendita della straripante disponibilità di gas della Russia. Dal punto di vista strategico, l’accordo pone la Russia in una posizione, politicamente di grande forza nei confronti sia dell’oriente che dell’occidente. Da lei dipende una parte importante e, per certi versi determinante, delle possibilità di sviluppo delle due parti: Europa e Cina e del funzionamento dei loro sistemi di produzione. Una vignetta che mostrasse i due pargoli: UE e Cina, entrambi alimentati dal seno della Gran Madre Russa, potrebbe sintetizzare bene la situazione.

I rapporti tra Russia ed Europa, subiscono certamente un’importante riassetto. Non tanto in termini di carattere economico, dal momento che entrambe le parti hanno interesse a mantenere attivo il rapporto commerciale, quanto in termini politico psicologici, specialmente perché: l’aumento di vendite, riduce per la Russia l’importanza, il peso relativo, delle entrate, per il proprio bilancio, di quelle dall’Europa e per l’Europa, diminuisce la possibilità di condizionare la Russia, come fatto finora, in quanto non più nella posizione di unico importante cliente. Per l’Italia non si delinea alcuna negatività, considerato l’ottimo rapporto nato dalla lungimiranza di Berlusconi.  Interessante sapere che già lo scorso anno l’ENI ha venduto alla Cina il 20% del proprio giacimento di gas in Mozambico incassando più di quattro miliardi di dollari.

Vi è poi da considerare che, mentre l’accordo siglato parla di una fornitura annuale di 38 miliardi di metri cubi all’anno, considerate le esigenze che deriveranno dal tumultuoso sviluppo industriale della Cina, le potenzialità dei giacimenti Russi in Siberia dai quali partirà il gas per la Cina, le capacità del costruendo gasdotto e la necessità dell’ammortamento dei suoi costi di realizzazione, in prospettiva, la fornitura tenderà ad aumentare di molto e a bilanciare sempre più il confronto con la fornitura all’Europa che attualmente è pari a 160 miliardi di metri cubi anno, quattro volte quella inizialmente preventivata per la Cina. Per l’Italia la fornitura ammonta a 20 miliardi di metri cubi all’anno.

Anche la costruzione del Gasdotto, lungo 2200 Kilometri e quella delle infrastrutture di contorno che prevedono un costo complessivo di 75 miliardi di dollari, diversamente ripartiti tra i due contraenti, costituisce un’impresa di grande valore sul piano economico mondiale.

Riconosciuta l’importanza dell’accordo sul piano economico e su quello strategico, la Russia, dopo dieci anni di trattative, ha deciso di ridurre di molto le entrate fiscali delle forniture, pur di concludere l’accordo. In tal modo si è venuta a trovare in una posizione, come descritto in precedenza, di grande favore politico/strategico. L’accordo costituisce un esempio classico, una chiara conferma del modo in cui oggi si sviluppa la confrontazione sul piano internazionale e quali siano i veri punti di forza sui quali si basa l’equilibrio mondiale. Grazie all’impiego non di poderose divisioni corazzate, ma di formidabili risorse energetiche, la Russia ha vinto, pacificamente, una grande battaglia.

Gen. Luigi Ramponi

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