20 ottobre 2015

 

Ancora una volta, la cosiddetta “battaglia in Parlamento”, in particolare in Senato, si è risolta in una bolla di sapone. Come ho più volte scritto su questo giornale, le cosiddette “battaglie parlamentari”, salvo qualche rarissima occasione, in cui accadono situazioni del tutto particolari, si risolvono sempre in un nulla. Voglio dire che tutto il possibile polverone alzato da parte dello schieramento di opposizione, attraverso proclami più o meno bellicosi, tentativi di ostruzione più o meno legittimi, sceneggiate più o meno puerili e meschine, alla resa dei conti, si risolvono nel nulla.

A queste manifestazioni definite di carattere “politico”, si aggiungono le esternazioni, i commenti, le opinioni, i pensieri, le previsioni, gli allarmi, lanciati da tutto il complesso degli organi di informazione, i quali, sistematicamente, debbono poi prendere atto che nulla di quanto temuta, è successo.

In questo modo, l’eterna farsa attorno allo sviluppo dell’attività politica parlamentare continua imperterrita, trasferendo, ogni volta, a coloro che dovrebbero essere correttamente informati, riflessioni e indicazioni false.

Ho già detto in precedenza di come la “battaglia”, la discussione, la confrontazione in Parlamento sia, nella stragrande maggioranza dei casi, una assoluta perdita di tempo, una pura e semplice sceneggiata, per il preciso motivo che istituzionalmente, si badi bene: “istituzionalmente” la maggioranza ha sempre ragione. Vince sempre. Al momento della decisione, anche dopo tutti gli interventi possibili e immaginabili della opposizione, ripeto, al momento della decisione, che è la cosa che conta, la volontà della maggioranza prevale sempre.

Quanto accaduto recentemente in Senato durante la discussione per l’approvazione del nuovo assetto istituzionale riguardante il Senato, ne è, ancora una volta, esempio lampante.

Sulla norma dell’articolo due, della legge in esame, che prevedeva un iter non di carattere elettivo per i nuovi senatori, si è scatenata la polemica e la battaglia da parte non solo dell’opposizione, ma anche di una minoranza in seno alla maggioranza. Mentre gli atteggiamenti dell’opposizione, ripetevano il consueto, inutile e stucchevole ritornello contrario a ogni iniziativa del Governo, il quale è una emanazione della maggioranza, la pattuglia di dissenzienti in seno alla maggioranza costituiva un elemento di novità e poteva, forse pregiudicare, all’atto della decisione finale, la soluzione favorevole al Governo. Apriti cielo!

Le affermazioni e le dichiarazioni dei contendenti politici si sono fatte, naturalmente soprattutto quelle dei dissidenti, sempre più reboanti, esprimendo una decisione irremovibile e propositi di non cedere in alcun modo.

Gli organi d’informazione hanno, come sempre, approfittato dell’occasione, inondando la pubblica opinione di previsioni negative e di minacce incombenti, riuscendo a far restare i cittadini italiani che ancora credono, nonostante tutto, nelle affermazioni dei  politici e del mass media, col fiato sospeso in attesa di chissà quali accadimenti catastrofici.

Dopo il solito “acceso dibattito”, dopo le solite durissime prese di posizione alla vigilia della decisione, alla fine, non è accaduto nulla: ancora una volta la maggioranza ha vinto.

Ha vinto perché, la minoranza, poverina, dopo tutte le dichiarazioni bellicose, all’atto della votazione è andata, come previsto, sotto.

Il gruppo di dissidenti della maggioranza, a sua volta, all’ultimo momento, e, malgrado le promesse di “lotta dura senza paura”, la paura l’hanno avuta ed hanno virato di cent’ottanta gradi! Naturalmente, si è trovato un piccolo escamotage che ha salvato la faccia dei dissenzienti, consentendo loro di votare a favore. Come il solito!

Dalla parte dell’opposizione, anche qui: come il solito, iniziative di violento contrasto si sono sprecate. Oltre ai soliti discorsi contrari e pieni di indignazione e gratuite minacce, questa volta abbiamo visto la presentazione di milioni! Di emendamenti, regolarmente finiti nel cestino del “non recepimento”. Abbiamo visto, grazie al solito giochetto dell’emendamento presentato all’ultimo momento dalla maggioranza, la cancellazione di diciotto opportunità di voto segreto. Anche qui, a malgrado degli strombazzati timori, nell’unica votazione segreta, la maggioranza ha vinto con più di quaranta voti di vantaggio.

Insomma, ancora una volta si è ripetuta la solita sceneggiata, conclusa alla fine con la vittoria della maggioranza e quindi del Governo, come sempre già scontata sin dall’inizio. Tutto l’impegno, anche quello più corretto e serio da parte dell’opposizione, non ha portato a nessun, benché minimo risultato. A questo porta il sistema istituzionale italiano e non solo lui nel mondo, che, ufficialmente prevede in sede legislativa un dibattito democratico partecipato da maggioranza ed opposizione, ma che nella realtà decreta la dittatura della maggioranza e del governo che ne è figlio.

Solo un sistema istituzionale che, come quello americano, preveda l’elezione separata sia dei membri del Parlamento e quindi del legislativo, sia del capo del Governo, quindi dell’esecutivo, può ridare una certa autorità e una patente di democraticità, al dibattito parlamentare, giustificandone l’esistenza.

Sen. Luigi Ramponi

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