4 dicembre 2015

 

I Governanti occidentali hanno avuto bisogno dell’ultimo grave attacco terroristico di Parigi, per decidersi ad assumere iniziative serie al fine di difendere le società loro affidate, dalla minaccia terroristica portata dall’estremismo alquaedista e jihadista esistente e minaccioso, già da parecchi anni.

Non hanno tenuto conto delle esplicite dichiarazioni di guerra dei capi del neo costituito Stato dell’Isis (o daesh), delle ripetute minacce jihadiste e alquaediste, del fenomeno dei foreign fighters e del loro andarivieni, dei già gravissimi precedenti attentati e, nel contempo non si sono preoccupati per la estrema vulnerabilità alla quale era ed è esposta la propria comunità.

Solo dopo l’ultimo feroce massacro di Parigi, si sono (tardi) svegliati e, con l’acqua alla gola, hanno affannosamente adottato e finanziato alcune iniziative utili ma non esaustive, con grave ritardo.

Scrivo questo articolo non sull’onda della generale emozione, ma col diritto di ribadire la validità delle idee, delle considerazioni e dei suggerimenti che da tempo vado esprimendo in convegni incontri universitari e altro, inascoltato dai responsabili della sicurezza nazionale.

A titolo di esempio, riporto di seguito, lo stralcio di alcune mie dichiarazioni espresse in un convegno nel giugno 2015 presso il Centro Alti Studi della Difesa:

“L’apparire di nuove minacce deve comportare tempestivi adeguamenti dello strumento difensivo, auspicabilmente partendo con il massimo possibile anticipo, in funzione delle segnalazioni e previsioni di una efficiente intelligence”

“Il terrorismo Costituisce la minaccia di gran lunga più pericolosa e immanente nei confronti della società nazionale ed ha forti possibilità di manifestarsi con attacchi in territorio nazionale.”

“Nei  confronti della minaccia terroristica, le capacità operative degli arsenali oggi esistenti in Italia, in Europa, nella Nato, sono solo in parte efficaci. Da qui l’asimmetria del conflitto. Se si vuole contrastare efficacemente tale minaccia, si deve eliminare tale asimmetria. A tale scopo serve una nuova strategia basata su prevenzione, protezione e resilienza. ”

“Per sviluppare efficacemente una strategia della prevenzione, al di là delle iniziative di carattere politico/economico/diplomatico/religioso che debbono certamente essere perseguite a monte, ma che esulano dal presente contesto, sono indispensabili:

  • una fortissima capacità d’intelligence;
  • un’elevata disponibilità di forze speciali;
  • una buona capacità di presenza, di sorveglianza e di proiezione di forze terrestri, aeree e navali per colpire le origini e le basi della minaccia terroristica;
  • una sicura capacità di intercettazione di attacchi vettoriali (pilotati, non pilotati, missilistici) e non convenzionali;
  • un efficiente sistema interno di protezione delle strutture critiche e di rilevamento interno delle minacce;
  • un elevato coefficiente di resilienza delle strutture critiche;
  • una forte capacità di intervento nel caso di attacco subito.”

 

Da quanto sopra appare chiaro come, da tempo, si sarebbe dovuto tener conto dell’evolversi delle minacce e, conseguentemente adottare una strategia adeguata ed uno strumento militare, capaci di contrastare efficacemente il Terrorismo.

Questo non è stato fatto e si è continuato ad impegnare le risorse economiche destinate alla difesa dei cittadini italiani ed europei, per il mantenimento e l’ammodernamento di uno strumento bellico non adatto a contrastare il terrorismo che oggi costituisce assieme alla minaccia cibernetica, una delle due principali minacce, anziché potenziare i servizi di intelligence, le forze speciali, il loro equipaggiamento particolare, i sistemi aerei UAV, ecc…

Dopo l’attacco terroristico di Parigi gli Stati dell’Unione Europea e in particolare il Capo del Governo Italiano, ha annunciato l’assegnazione di qualche risorsa nella giusta direzione.

Speriamo si arrivi presto a capire quali sono le vere minacce e destinare loro adeguate risorse per la protezione e la difesa della società italiana.

Il costo di tali iniziative, da attuarsi progressivamente, può agevolmente essere coperto dalla riduzione di spesa ottenuta eliminando o riducendo il numero di reparti, sistemi d’arma, mezzi e strutture non più idonei o necessari per contrastare l’attuale livello e tipologia delle minacce.”

 

Quanto ho scritto nei riguardi del terrorismo, vale in egual misura per la minaccia cibernetica.

In questo settore gli attacchi portati al sistema Italia, sono già decine se non centinaia di migliaia.

Anche in questo caso si debbono dedicare risorse per realizzare una struttura nazionale idonea al contrasto ed alla difesa, senza che accada anche in questo settore un gravissimo patatrac.

Mi riservo di dedicare un prossimo articolo a questo argomento altrettanto delicato e importante.

Sen. Luigi Ramponi

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