16 febbraio 2016

 

Le recenti dichiarazioni del Capo del Governo francese Manuel Valls, relative alla minaccia terroristica ed alla previsione di ulteriori violenti attacchi in Francia, ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti della sempre presente minaccia terroristica, in un momento in cui, in mancanza di attentati, si andava attenuando, nell’opinione pubblica, l’attenzione su tale pericolo.

Le affermazioni di Valls, meritano alcune considerazioni.

La prima: – Il sistema di vita degli stati democratici, di tutti gli stati dell’Unione Europea, di tutto l’Occidente, presenta una grande vulnerabilità nei confronti di chi voglia condurre attacchi terroristici. E’ facilissimo, per chi disponga di un minimo di risorse, di qualche decina di estremisti adeguatamente addestrati e di una decisa volontà di attuare azioni terroristiche, condurre una serie di attacchi a sciame di natura e tipologia terroristica. La odierna organizzazione della libera vita sociale, presenta infinite vulnerabilità, delle quali può agevolmente approfittare il terrorismo. Quindi, gli obiettivi sono facili e, con l’attuale sistema di difesa, difficilissimamente difendibili. Sorge, a tal punto, spontanea la domanda: ”Perché, allora, nonostante le infinite dichiarazioni di odio, di vendetta, guerra contro i “Crociati dell’occidente”, pronunciate dai capi del DAESH e dalle varie componenti di origine estremista, non viene condotta una sistematica serie di attacchi terroristici, considerato che la società occidentale è vulnerabilissima e il costo in uomini e materiali per condurre gli attacchi è di modesta entità?”,

I dolorosissimi attacchi condotti in Francia, a malgrado della loro ferocia e nefandezza e delle dolorosissime conseguenze, sono ben poca cosa, in confronto a quello che le minacce, la vulnerabilità degli Stati Democratici e la limitata esigenza di risorse, consentirebbe di condurre. In termini di attacchi terroristici.

La seconda: –  I conflitti che attualmente scuotono il medio oriente, costituiscono una lotta interna al mondo arabo per la conquista del potere da parte di entità politiche e movimenti impegnati a strapparlo, per ora, agli attuali Governanti di Siria, Iraq e, in aggiunta, Libia. Le reboanti minacce contro l’Occidente, la chiamata a raccolta contro i “Crociati” costituiscono il tentativo di realizzare, nell’ambito di tali movimenti, una coesione basata sull’odio all’infedele, sostenuto anche da ragioni di carattere storico. In realtà, come poi dimostrano le operazioni belliche sul terreno, il vero nemico sono i vari Bashar al Assad in Siria, Al Maliki in Iraq e i governanti libici di Tobruch e Tripoli. Non si spiega, altrimenti, come, considerata la vulnerabilità del mondo occidentale prima ricordata e la modesta esigenza di risorse per condurre una importante serie di attentati, l’entità numerica di questi ultimi sia assolutamente modesta. Con tutto il rispetto per la gravità, per l’atrocità dei due recenti attacchi terroristici subiti dalla Francia che meritano la più assoluta solidarietà e condanna, essi rappresentano una piccola cosa, in termini operativi, rispetto a quanto la situazione reale potrebbe far accadere, considerati stato di vulnerabilità e costi. A questo punto, pur con la dovuta cautela assolutamente necessaria in argomenti come quello in esame, a differenza di quanto affermato dal capo del Governo Francese, è possibile formulare la considerazione che, al di là delle violentissime minacce, i capi del Daesh non intendano usare, in maniera sistematica, tale tipo di operazioni contro gli Stati Occidentali, a meno di qualche iniziativa emblematica, condotta da qualche piccolo gruppo di “lupi solitari”.

Una delle plausibili ragioni che può avvalorare tale ipotesi, è costituita dal fatto che una serie di attacchi terroristici a sciame, determinerebbe una reazione massiccia e violenta da parte dei colpiti, contro il Daesh, come accaduto da parte francese dopo l’ultimo attacco, molto più intensa di quella tuttora in atto.

In effetti, era molto più pericolosa la minaccia portata da Al Queda ai tempi Osama Bin Laden, perché non condizionata dalla ricerca di un potere, ma ispirata da un profondo odio per l’occidente.

Quanto sopra non vuol affatto dire di abbassare la guardia. Il controllo, soprattutto da parte di una forte azione di intelligence deve assolutamente continuare dal momento che la vulnerabilità ad attacchi terroristici permane. Vuol solo formulare alcune obiettive considerazioni riferite alla realtà oggettiva, non dimenticando la difficoltà della emanazione di previsioni in questo settore e la dovuta cautele. La speranza è che gravi, violenti attacchi terroristici non abbiano luogo. Vi sono ragioni serie per sperare.

Sen. Luigi Ramponi

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