7 marzo 2016

 

La precarietà in continuo aumento della situazione in Libia, ha, di recente, attratto, sempre di più, su di sè, l’attenzione della politica e dei mass media internazionali e nazionali. Certamente la situazione, oltre che presentare aspetti di grande pericolosità, è caratterizzata da una gigantesca confusione, determinata da una serie di fattori spesso tra loro, aspramente, contrastanti. La presenza sullo scenario politico di una numerosa serie di tribù fra loro confliggenti, una certa divisione razzial/nazionale, tra Cirenaica, Tripolitania e Fezzan, la presenza crescente di appartenenti al Daesh, capaci di controllare importanti aree del territorio, le influenze diverse da parte di USA, Egitto, Francia, Gran Bretagna, Italia ecc., alimentate da specifici interessi economici, soprattutto riferiti al petrolio, la presenza di due  diverse formazioni governative a Tripoli e a Tobruk, la mancata convergenza in un unico Governo, come sino ad oggi, invano perseguita dall’ONU, danno vita, come accennato, ad una intricatissima situazione, di assai difficile lettura e controllo.

La vicinanza geografica della Libia, i legittimi interessi economici, e la pericolosa instabilità politica, costituiscono elemento di prioritario interesse per la politica nazionale italiana. Su di questo si sono, naturalmente, gettati gli organi di informazione, con talk show, interviste, giudizi e pareri espressi da tutta una serie di personaggi, la maggior parte dei quali autonominati esperti di strategie varie. Se ne sono sentite di tutti i colori, come era facilmente immaginabile: titoli del tipo” siamo in guerra?”, oppure “le forze armate italiane pronte ad intervenire”. A tal proposito, senza dire come, dove e per far che cosa“. “Cinquanta uomini delle forze speciali pronti a partire!”. “Per il controllo della situazione libica servono cinquanta mila uomini”, “la guida dell’operazione spetta all’Italia!”. Affermazioni e numeri spesso sparati a vanvera e, spesso smentiti dalle fonti ufficiali, le uniche veramente responsabili. Ma la frenesia mediatica, non ha limiti e, spessissimo, prosegue nella sua deteriore azione di irresponsabile disinformazione della pubblica opinione.

Tra la ridda dei pareri e delle indicazioni esposte, non è comparsa quella che, a mio parere, può costituire la base vera, la line politica alla quale deve fare riferimento il nostro Governo.

L’Italia fa parte della NATO, che è una alleanza difensiva. Nello Statuto del Trattato è chiaramente specificato che: un attacco contro un paese dell’alleanza, è considerato attacco contro tutta l’alleanza, la quale deve intervenire a difesa dell’alleato attaccato.

In aggiunta, il concetto strategico dell’alleanza, prevede, in una serie di articoli diversi, che:

  • L’alleanza, non solo assicura la difesa dei suoi membri, ma contribuisce alla pace ed alla stabilità della regione euro/atlantica;
  • La Nato deve esercitare un’azione di deterrenza e difesa contro qualsiasi minaccia di aggressione ad un qualsiasi membro dell’Alleanza;
  • Dissoluzioni di Stati, possono incidere sulla stabilità euro/atlantica e, quindi, coinvolgere l’intervento dell’Alleanza;
  • Gli interessi di sicurezza dell’Alleanza, possono andare soggetti ad altri rischi, inclusi atti di terrorismo, sabotaggio, crimine organizzato e anche interruzione di risorse vitali;
  • Nell’adempimento della sua politica di salvaguardia della pace e prevenzione della guerra, la NATO può condurre operazioni d’intervento, anche in caso di crisi non previste dall’articolo 5, che parla espressamente di aggressione;
  • Il Mediterraneo è un’area che interessa particolarmente l’Alleanza. La sicurezza in Europa, è fortemente collegata alla sicurezza e stabilità del Mediterraneo;
  • Nel caso di una crisi che possa che possa colpire la sicurezza di membri dell’Alleanza, le forze militari dell’Alleanza, possono essere chiamate a condurre operazioni di risposta a tale crisi.

 

Quanto sopra riportato, non lascia spazio ad alcun dubbio. La crisi libica e le potenziali minacce che ne derivano, interessano e coinvolgono le responsabilità della NATO. Il controllo della situazione, il contrasto alle possibili minacce, le predisposizioni e le eventuali operazioni riguardano chiaramente le responsabilità dell’Alleanza.

In conclusione, al di là delle tante discutibili, spesso gratuite affermazioni. La linea politica di comportamento del Governo Italiano deve fare riferimento alla NATO, nel rispetto delle responsabilità previste dal Trattato e dal suo concetto strategico. Altrimenti è legittimo chiedersi a che titolo facciamo parte dell’Alleanza. Quest’ultima ha il dovere di assumere le previste responsabilità e decidere, nel suo ambito, i tipi d’intervento, la loro entità, la responsabilità della condotta delle operazioni. E’ legittimo chiedersi se la costosissima struttura dell’Alleanza si sia minimamente accorta delle chiarissime minacce ripetute da Daesh di attacchi terroristici contro membri dell’Alleanza o vuol continuare a gingillarsi pressocchè esclusivamente sulla violazione da parte di un aereo o, di un sommergibile russi degli spazi dell’Alleanza. Da tempo il Daesh minaccia gli stati della Nato, da tempo la situazione libica costituisce una potenziale minaccia. E’ la NATO che deve farsene carico e non le discutibili iniziative dei singoli componenti dell’Alleanza.

Questa, a mio parere deve essere la linea politica adottata dal Governo Italiano.

Sen. Luigi Ramponi

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