19 luglio 2016
Alla competizione elettorale del 1994, il POPOLO DELLA LIBERTA’, composto da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega e Ccd, si presentò sventolando la bandiera del “CAMBIAMENTO”. Per la verità la cosa non era inconsueta. In fondo, a guardar bene, anche durante le precedenti campagne elettorali lo slogan del RINNOVAMENTO, era abbondantemente riecheggiato. Tuttavia, quella volta era presente un certo aspetto di novità, dal momento che, i vertici di quei partiti che formavano la coalizione, ad eccezione del Ccd, non avevano mai fatto parte dei Governi precedenti. Persone nuove, quindi, cui affidare il rinnovamento della guida del paese.
Vincemmo. Dovevamo rinnovare. Nel Legislativo, in Parlamento, le cose andarono abbastanza bene, dal momento che molti parlamentari erano nuovi, molti vecchi non erano stati eletti, anche se un numero notevole di costoro erano riusciti a rimanere, cambiando casacca ed aderendo rapidissimamente ad uno dei nuovi partiti.
Dove fu assai più difficile o, impossibile, realizzare il rinnovamento, fu nell’esecutivo. Per i ministri e sottosegretari, a partire naturalmente dal Primo Ministro, la cosa non fu difficile, anche se qualche “riciclato” riuscì ad infilarsi. Il dramma fu nel tentativo di “rinnovamento” degli alti quadri dei funzionari, come sognavamo di fare, a similitudine di quando accade negli USA, dove il cambio del partito al governo è accompagnato dallo Spoils Sistem, una regola che vede la sostituzione di diverse centinaia di funzionari di vertice. Tutta questa gente, veramente esperta dei problemi della pubblica amministrazione, sino ad allora rimasta fuori da importanti incarichi, pronta ad assumere posti di grande responsabilità non esisteva. Non esisteva un blocco di funzionari esperti e non legati alla precedente amministrazione, da impiegare nel “rinnovamento”. I bravi, i capaci, erano quelli già in carica, magari, a volte a seguito di raccomandazione o, di appartenenza a determinati partiti. A tal proposito è risaputo il fatto che molti Direttori Generali, si erano cautelati acquisendo, nel tempo, la tessera, con mossa abile, dei principali partiti.
Cosi un vero rinnovamento non poté avvenire, considerando che il complesso dei dirigenti di grado elevato, costituiscono la vera spina dorsale della Pubblica Amministrazione, cioè dell’Esecutivo. Essi rappresentano, ciascuno nel proprio settore, l’interlocutore essenziale per i vertici politici (Ministri e Sottosegretari), i quali assai spesso non hanno la più pallida idea del settore loro affidato e del funzionamento della cosa pubblica.
Rinnovamenti epocali e rivoluzioni bibliche sono utopie da campagna elettorale, alle quali, comunque, quasi sempre i cittadini abboccano!
Vi è poi il “rinnovamento” all’interno dei partiti. Le nuove formazioni partitiche si presentano scevre da correnti interne, con una unica e unitaria partecipazione di tutti per la causa comune secondo i principi fondamentali del partito. Poi, piano piano, si formano e prosperano le correnti interne e tutto si ripete. Così accadde a noi nel 94 e cosi puntualmente è accaduto, ad un livello inferiore, dopo la vittoria dei cinque stelle per l’elezione del sindaco di Roma.
On. Gen. Luigi Ramponi