27 luglio 2016

Il candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, per il Partito Repubblicano Donald Trump, in una intervista rilasciata di recente al New York Times, ad una specifica domanda ha risposto :” Se la Russia attaccasse i Paesi Baltici, non interverrei automaticamente in loro difesa, come prevedono le regole della NATO. Si deve prima controllare il loro contributo all’Alleanza”.

La frase, infelice, brutale e, certamente non “politically correct”, ha suscitato reazioni e preoccupazioni, negli Usa, nella Nato e in Europa, come era facile prevedere.

Al di là di una scontata ricerca d’effetto, tipica del periodo di campagna elettorale, la frase, seppur infelice, solleva, a mio parere un problema estremamente interessante e di autentica attualità, articolato in molteplici aspetti, sui quali è tempo di riflettere.

Già in un mio precedente intervento, ho indicato come certe dichiarazioni di minacce da parte della Russia, nei confronti degli Stati europei di confine, rilasciate, al  termina del summit Nato di Varsavia, fossero assolutamente prive di reale fondamento,tese a giustificare una propria, per molti versi inutile esistenza in campo convenzionale.

La frase di Trump e il suo atteggiamento nei confronti della Nato, manifestato anche in altre sedi, aprono il dibattito.

La Nato, costituitasi, come noto, quale alleanza difensiva tra i paesi dell’Europa occidentale e gli Stati Uniti contro la minaccia convenzionale e nucleare portata dall’URSS e dai sui alleati, riuniti nel Patto di Varsavia, una volta crollato il comunismo e sciolto il Patto di Varsavia, anziché sciogliersi a sua volta, dal momento che la minaccia si era esaurita, ha continuato ad esistere, quale baluardo di sicurezza e strumento di intervento contro eventuali tentativi di aggressione nei confronti dei propri partners.

Per la verità una presenza un poco forzata, dal momento che, obiettivamente, una potenza militare, capace di porre una minaccia all’Europa o agli Stati Uniti, in ambito convenzionale, in realtà non esisteva più, mentre in ambito nucleare il discorso riguardava essenzialmente  il confronto tra Russia e Stati Uniti.

Poteva comunque rappresentare uno strumento di sicurezza in prospettiva, nel caso si potesse manifestare qualche nuova minaccia. Una nuova minaccia, anzi due si sono manifestate: quella terroristica e quella cibernetica, ma nei loro confronti l’armamentario Nato non serve.

Si è cosi continuato per decine d’anni sino ai giorni nostri, mantenendo in vita un arsenale bellico di notevoli dimensioni in campo convenzionale e spaventosamente e stupidamente grande in campo nucleare. Unico impiego in campo convenzionale: alcuni interventi targati Nato in operazioni internazionali di pace, sotto egida ONU.

La Nato non solo è rimasta in vita, ma si è ulteriormente allargata inglobando quasi tutti i paesi ex comunisti ed ex appartenenti al Patto di Varsavia, in tal modo, praticamente circondando la Russia.

Le accuse d’intenzioni aggressive da parte russa, ripetutamente negli anni, denunciate dalla Nato, appaiono a chi conosce il potenziale delle due parti, assolutamente infondate se non ridicole.

La Russia spende per le sue Forze Armate meno della metà di quanto spendono gli stati europei e circa un decimo di quello che costituisce il budget di spesa della Nato, nel suo complesso. Ne deriva che le sue forze armate in ambito convenzionale, sono nettamente inferiori a quelle europee e della Nato. Obiettivamente, quale minaccia può rappresentare. Di quale strumento Putin potrebbe avvalersi per aggredire Europa e Nato?

In sostanza oggi la Nato rappresenta un’alleanza difensiva per proteggere l’Europa da una minaccia che, in realtà, non esiste.

La vera funzione che oggi svolge la Nato, non è a protezione dell’Europa, ma a favore degli Stati Uniti come concentrato di potenza convenzionale, a sostegno di una politica di prevalenza mondiale. E’ vero che il bilancio di spesa degli Usa rappresenta il 70% del budget Nato, con il restante solo 30% speso da tutti assieme gli altri partners, ma si deve considerare che gli USA hanno alleanze e presenza in tutto il mondo, proprio in attuazione di una politica di prevalenza mondiale. Ne deriva che la grossa cifra dedicata dal bilancio Usa alla difesa, va proiettata sui diversi scacchieri mondiali e non solo su quello europeo.

I Partners europei spendono, è vero, assai meno degli Usa, anche in riferimento al PIL di ciascuno, per la difesa, ma, considerata la mancanza di una vera minaccia convenzionale, in tale ambito spendono anche troppo. Mantenendo costante la spesa, gli Stati europei dovranno dedicare più risorse par il contrasto alla minaccia terroristica e a quella cibernetica, che oggi sono le vere minacce alla nostra sicurezza, e meno per il contrasto a una minaccia convenzionale, oggi, pressocchè inesistente.

La presenza nella Nato, degli Usa, in posizione dominante, consente loro non solo di avere l’ultima parola, ma, soprattutto di avere una forte presenza ed influenza nell’area, oltre che disporre, come ho detto prima, di un forte strumento di politica internazionale. La Nato serve assai più agli Usa che all’Europa.

In caso di vittoria e di assunzione dell’incarico Presidenziale, Daniel Trump dovrà scegliere. O mantenere l’attuale orientamento in politica estera e allora le cose vanno lasciate come sono, o cambiare, riducendo la presenza militare Usa nel mondo.

In ogni modo per l’U.E. la soluzione migliore sarebbe quella della realizzazione di una difesa comune europea, da tanto tempo auspicata. L’Europa potrebbe in tal modo gestire la propria sicurezza, in maniera autonoma, con trattati di alleanza con USA E RUSSIA, soprattutto in funzione antiterrorismo e sicurezza cibernetica.

On. Gen. Luigi Ramponi

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