11 novembre 2016

L’elezione di Donald Trump è avvenuta tra la sorpresa generale. Pochissimi l’avevano prevista. Come mai? Con tanti esperti nazionali e internazionali che per mesi hanno trasmesso pensieri, considerazioni e notizie, pochissimi, se non nessuno, lo avevano previsto. Questo la dice lunga sulla reale validità professionale di codesti, spesso autonominati, esperti.

Non parliamo poi degli istituti di sondaggio. In pratica, mai hanno indicato Trump in vantaggio e, ancora una volta hanno fallito con un fiasco clamoroso. Non è la prima volta che questo accade, anzi le pessime figure si ripetono nel tempo, ma loro imperterriti continuano a comparire e snocciolare previsioni che, assai spesso, si rivelano fasulle. A volte, nei dibattiti politici alla televisione, compaiono e presentano i risultati dei loro sondaggi che considerano oro colato. Su quei numeri, da quel momento si sviluppa il dibattito, senza che della veridicità degli stessi vi sia alcuna sicurezza, viste le pessime figure che puntualmente si verificano quando sono messi a confronto con gli accadimenti reali, come è accaduto anche questa volta. Sarà bene in futuro accettare con molta cautela i risultati presentati dai sondaggisti e, comunque, richiedere loro maggior serietà e professionalità.

L’elezione di Trump ha dato vita ad un autentico paradosso, sostanzialmente ribaltando le basi elettorali. Infatti, la tradizione vuole che il partito democratico sia sostenuto dal consenso delle classi con il livello di vita più basso, mentre i repubblicani godono del favore dell’establishment, delle classi più elevate. Con l’elezione di Trump è accaduto il contrario. La Clinton aveva il supporto della classe dirigente ed è stata battuta, Trump era stato a lungo contrastato dall’establishment anche del suo partito ed ha vinto grazie al consenso del popolo di livello medio basso.

La simpatia dimostrata da Trump, nei confronti della Russia di Putin, i suoi riferimenti critici alla Nato e l’intenzione manifestata di ridurre gli impegni militari USA all’estero, determineranno certamente e fortunatamente, una revisione della politica della Nato, determinando iniziative in favore di una collaborazione con la Russia, anziché atteggiamenti e prese di posizione di contrasto.

Il mancato saluto e ringraziamento da parte di Ilary Clinton, al popolo democratico che aveva affollato il centro operativo, è un fatto di estrema negatività e rivela la pochezza del personaggio.

Sino alla immediata vigilia delle elezioni, da più parti, si proclamava la coppia presidenziale Obama, come la autentica trionfatrice della battaglia elettorale. Subito dopo l’elezione di Trump, molte voci di critica si sono levate nei confronti dei risultati raggiunti da Obama nei suoi otto anni di presidenza. Sic transit gloria mundi!

Sin dal primo discorso, pronunciato subito dopo l’elezione, Trump ha assunto un atteggiamento diverso da quello tenuto durante la campagna elettorale; con toni molto più posati e con promesse di dialogo e collaborazione. Le borse, che all’annuncio della vittoria di Trump erano crollate (eccetto quella russa), si sono, durante il giorno, dopo il discorso, tranquillizzate e sono ritornate su valori stabili.  Ma, quando impareranno, questi  esperti finanziari, che le affermazioni usate in campagna elettorale vanno prese con cautela e discernimento?  Purtroppo la verità è che l’andamento delle borse è dominato dalla speculazione!

Il giorno successivo a quello delle elezioni, sia il Presidente Obama che la Clinton hanno esortato il popolo americano a considerare e rispettare il neo Presidente Trump, quale Presidente di tutti gli americani. Si tratta in sostanza di un invito a dimenticare tutte le contumelie sparate in campagna elettorale. Il fatto costituisce un bel gesto di fair play e, soprattutto una dichiarazione di fine contrasto, assai diverso da quanto succede in Italia dove la polemica politica dura all’infinito. E’ tuttavia legittimo dubitare sull’opportunità di confrontazioni, come quella testè conclusa, durante le quali vengono messe in piazza le peggiori, a volte abominevoli malefatte, debolezze, scorrettezze, commesse dai candidati e pretendere che, il giorno dopo, anche le persone della propria parte, che hanno condiviso le accuse e le denunce, dimentichino tutto.

Una mia amica, persona di grande cultura e di profonda esperienza internazionale, mi ha fatto la seguente considerazione: una delle cause della mancata elezione della Clinton sta nel maschilismo che ancora caratterizza la società degli Stati Uniti. Lo spirito del cowboy è ancora presente presso gli americani. Credo vi sia in questo una parte di verità. Non sono ancora completamente pronti ad accettare di essere guidati da una donna.

Infine, in ogni campagna elettorale si predica e si promette il “cambiamento”. Con l’elezione di Trump, vi sono tutte le premesse per realizzare tale auspicio. Questa volta le promesse saranno mantenute in maniera significativa? Staremo a vedere.

On. Gen. Luigi Ramponi

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