27 dicembre 2016

Le agenzie riportano che durante un incontro/rapporto con i responsabili dei servizi di intelligence USA, il neoeletto Presidente Trump, ha affermato che gli Stati Uniti debbono rinforzare ed allargare le proprie capacità nucleari. L’affermazione rivela un’intenzione completamente opposta a quella manifestata e perseguita, seppur in maniera assai cauta, dalla precedente  amministrazione Obama e suscita notevole perplessità. Essa si pone, tuttavia, come risposta a una analoga affermazione  di poche ore prima da parte del Presidente russo Putin.

A seguito di tutta una serie di riduzioni concordate, soprattutto tra USA e RUSSIA, che sono di gran lunga i principali detentori, il numero di ordigni presenti oggi sulla terra si aggira attorno alle sedicimila unità.. Secondo gli accordi più recenti, i due protagonisti sono autorizzati a disporre di circa settemila- settemilacinquecento, ordigni ciascuno, di cui circa cinquecento pronti subito, con possibilità di impiego delle stesse tramite la triade vettoriale aereo/missileICBM/sommergibile. Una disponibilità, come ben si vede, di entità abnorme, al di sopra d’ogni immaginazione di reale impiego della stessa. Chiunque abbia, anche una relativa e limitata conoscenza di quale disastro e di quali dimensioni apocalittiche assumerebbe l’impiego anche di un solo ordigno, non può non essere sorpreso dalle recenti affermazioni di Trump e Putin.

Non si tratta certamente, come alcuni hanno adombrato, di una nuova corsa verso un conflitto nucleare, e nemmeno di una reale possibilità di impiego limitato e selettivo contro minacce o attacchi parziali condotti da iniziative terroristiche o altro, dal momento che i due leaders sanno benissimo a quale disastro andrebbero incontro, senza alcun vantaggio per il proprio paese.

Detto questo, quale la ragione di tali impreviste e completamente inattese nuove affermazioni?  A mio modesto parere si tratta di affermazioni a carattere esclusivamente propagandistico, tese a dimostrare una capacità operativa in campo nucleare di eccellenza assoluta in ambito mondiale, e superiore a quella dell’avversario, per ribadire il ruolo di super potenza di ciascuno dei due contendenti.

Da parte sua Putin, non potendo competere sul piano convenzionale con il complesso di forze della Nato, si concentra in un settore, quello nucleare, dove con costi inferiori, può realizzare un vero bilanciamento delle forze. Trump risponde, tranquillizzando, (si fa per dire), i propri cittadini, con affermazioni di conservazione e mantenimento di una super capacità nucleare.

Ecco perché ritengo di poter affermare che non stiamo riprecipitando in una corsa verso una guerra nucleare.  Mi auguro nel contempo che, invece si possa sperare in un futuro non lontano, in una ulteriore riduzione bilanciata del numero degli ordigni posseduti dai due contendenti. Dimezzando parallelamente le loro attuali disponibilità, manterrebbero di gran lunga una posizione di assoluto primato rispetto a tutte le altre potenze nucleari e potrebbero dedicare le risorse risparmiate ad impieghi assai più utili in sede nazionale e internazionale. I messaggi che, indirettamente, sino a ieri, si sono scambiati Trump e Putin, lasciano ben sperare in tal senso, nonostante le ultime affermazioni. Se i due dovessero procedere in senso contrario, anche solo dedicando maggiori risorse al potenziamento del già spaventoso complesso nucleare in loro possesso, dovremmo allora pensare che le sorti del mondo e di noi cittadini, sono cadute nelle mani di due irresponsabili imbecilli, il che, convintamente, non lo credo. Rimane tuttavia, stridente, il contrasto tra le loro affermazioni e le dichiarazioni di Obama a Hiroshima di qualche mese fa e del giapponese Abe, a Pearl Harbor, ieri.

On. Gen. Luigi Ramponi

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