8 marzo 2017

Tra le varie decisioni assunte dal Presidente Trump dopo l’insediamento, suscita in me molta perplessità, quella chiaramente conclamata, di aumentare del 10% il bilancio della difesa col proposito di potenziare sia la capacità nucleare che quella convenzionale. Si dice che questa scelta sia dovuta, politicamente, al desiderio di mantenere, in termini di potenza, la leadership degli Usa nei confronti dei resto del mondo, oppure alla volontà di poter sempre trattare, da una posizione di forza, in occasione di accordi bi o poli laterali, oppure, infine, per soddisfare le richieste dell’industria degli armamenti. Circa 57 miliardi di dollari (a tanto ammonterà l’incremento), gettati nel vorace pozzo delle spese Usa per la difesa che già ne divora 570 all’anno, appaiono una scelta basata su convinzioni errate, o, quantomeno politicamente avulse dalla realtà internazionale. Infatti, le spese Usa per la difesa, sono già oggi, enormemente superiori a quelle di ogni altro paese o alleanza e assicurano agli Stati Uniti una nettissima superiorità nel “convenzionale” e un più che tranquillo bilanciamento di forze nel nucleare nei confronti (per quest’ultimo) con la Russia.

Per il nucleare già oggi vi è sulla terra una presenza di ben 16000 ordigni, dei quali più di 14000 sono nelle mani di USA E RUSSIA in un rapporto bilanciato. Oltre che un eventuale aumento di disponibilità (comunque da concordare con la Russia), anche un eventuale progresso di carattere tecnologico nel settore, appare inutile, disturbante e di concezione arretrata, dal momento che già l’attuale arsenale è, stupidamente e in termini di possibile impiego, illogicamente, gigantesco. Per chiunque abbia una qualche conoscenza della potenza attuale degli ordigni nucleari e delle conseguenze disastrose che anche la esplosione di un solo ordigno, potrebbe determinare, per una parte assai vasta della popolazione mondiale, il pensare ad un impiego di ordigni nucleari in un conflitto è semplicemente pazzesco, per ciascuna delle parti di un eventuale conflitto. D’altronde, anche l’attuale disponibilità di ordigni da parte di Russia e Usa, appare, già oggi, enormemente esagerata per soddisfare una strategia di reciproca dissuasione, o per sottolineare una posizione di grande vantaggio nel settore, anche nei confronti di quei paesi che ne dispongono di qualche centinaio.

Lo stesso discorso vale per l’arsenale convenzionale. Le forze armate statunitensi posseggono una capacità d’impiego e di proiezione che, già oggi, se completamente impiegata, non ha eguali al mondo. Vi è inoltre da considerare che l’ipotesi di un eventuale futuro conflitto tra grandi potenze del tipo della due scorse guerre mondiali, non è ipotizzabile. Sarebbe la fine per entrambi i contendenti, i quali, considerata la potenza distruttiva delle armi in campo, finirebbero per affrontarsi, con le forze residue, a sassate e bastonate. Inoltre l’affermazione allargata della democrazia a paesi sempre più numerosi e la conseguente maturazione delle coscienze, impedirebbe anche a capi politici irresponsabili, di avviare conflitti tali da determinare il sacrificio di milioni di persone.

Le possibilità di conflitto, purtroppo anche oggi congenite alla natura umana, si possono sviluppare in altri settori quali quelli del terrorismo, originato da ragioni non certamente democratiche e quindi da movimenti estremisti e, il più pericoloso e più forte, quello che già è parzialmente in atto nel dominio cibernetico.

Il Presidente Trump, invece di spendere ancora più soldi per il nucleare e per armamenti nel convenzionale, per mantenere la leadership mondiale in termini di capacità sia tecnologica che cibernetica, farà bene a dedicare tutte le risorse disponibili a questi due campi. Solo cosi conserverà al suo paese la leadership mondiale e potrà trattare da posizioni di vera forza.

Altrimenti finirà per riaprire una stupida e inutile corsa agli armamenti (la Cina ha già dichiarato, a sua volta un aumento per la difesa del 7%) e favorire interessi privati in un settore non più attuale.

Anche i paesi europei della UE, faranno bene a non aumentare sino al 2% del PIL, le proprie spese per la difesa nei termini in cui sono impiegate attualmente. Sarà bene, invece, che le risorse destinate alla difesa siano riorientate verso la realizzazione di una forte capacità di contrasto nei confronti delle due vere minacce attuali e di prospettiva: quella terroristica e, assai più pericolosa e potente quella cibernetica.

On. Gen. Luigi Ramponi

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